Ispettori della soprintendenza all’eremo di Pietraspaccata. “Incantati da questo luogo, ingiungeremo alla Curia la messa in sicurezza.”. Ma è polemica tra i vigili e il professor Palermo.

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Ispettori della Soprintendenza, dopo le denunce mediatiche e del professor Carlo Palermo, si sono recati stamani in visita presso l’eremo semi rupestre di Santa Maria di Pietraspaccata. La custodia dell’eremo – lo ripetiamo per coloro che non avessero ancora seguito le ultime vicende – è stata affidata dai vigili urbani di Marano ad un certo avvocato Pagliano, che ne reclama la titolarità da quando l’Archeoclub Maraheis denunciò la scomparsa di alcuni importanti frammenti e pezzi di maioliche dalla contigua chiesetta del Salvatoriello.

Tale disposizione, scaturita anche da un’indagine Procura (sui furti, però) ha sollevato un vespaio di polemiche, con il professor Palermo entrato in conflitto – piuttosto aspro – con la municipale. Per decenni, infatti, si era ritenuto che fosse la Curia di Pozzuoli proprietaria del complesso monumentale e tale titolarità era stata avallata dalle presenze dei vescovi di Pozzuoli in loco e da antiche iscrizioni e un atto parlamentare, che il professor Palermo ha mostrato ai commissari del Comune e persino al pm titolare delle indagini e che attestano che il titolare del bene è la Curia. In questi anni, prima che la Curia si defilasse, evidentemente perché non intenzionata a spendere soldi per Pietraspaccata, di Pagliano non si era mai parlato né tanto meno l’avvocato si era mai palesato nelle numerose occasioni, anche istituzionali, in cui si è discusso delle sorti dell’eremo, un autentico gioiello immerso nella selva (soggetta a vincolo paesaggistico) di Foragnano.

Fatto sta che i vigili, stamani, hanno a lungo dibattuto con Palermo e a lungo si è discusso sulla questione della titolarità del bene. La polizia sostiene di aver solo affidato la custodia e che il pm, che indagava sui furti, avrebbe riferito loro di consegnare le chiavi della chiesa al titolare della struttura. Ma l’organo inquirente, come osservato da Palermo anche dinanzi agli ispettori della Soprintendenza e ai tecnici e funzionari comunali presenti sul posto, non è mai stata relazionato su tutto il pregresso di Pietraspaccata né tanto meno – come dichiarato dallo storico – avrebbe mai ricevuto gli atti che in più di un’occasione proprio Palermo avrebbe inoltrato alla municipale. Insomma un guazzabuglio dal quale non si vuole uscire.

Allo stato la situazione è la seguente: gli ispettori giunti oggi a Pietraspaccata, abbagliati dal pregio artistico e architettonico della chiesa (unico posto attualmente visitabile), sono convinti che l’interlocutore sia la Curia e non Pagliano. Ingiungeranno alla stessa di mettere in sicurezza l’area e la struttura. Contestualmente dovrebbe – salvo sorprese – operare in tal senso anche il Comune di Marano, che negli anni scorsi ha ripetutamente avuto contatti istituzionali con Pozzuoli. Curia che, però, da qualche tempo sembra fare, anzi fa, orecchie da mercante. Per quanto concerne Pagliano, l’avvocato deve dimostrare con atti concreti di essere il proprietario: non basta certo un testamento olografo per autoproclamarsi detentore di un bene da sempre gestito dalla Chiesa. Il testamento olografo è acqua fresca. Sarebbe il caso, poi, che oltre Terranostranews anche altri soggetti, animati da amore per i beni culturali del territorio, affiancassero Palermo in questa campale battaglia. Battaglia per la verità e la trasparenza in primis.

 

 

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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