
Decapitato il clan Orlando: ecco l’elenco ufficiale degli arrestati o soggetti destinatari delle ordinanze di custodia cautelare. Orlando Antonio, latitante, alias Mazzolino; Ametrano Mario, Orlando Raffaele, alias Papele, Orlando Gaetano, Lubrano Armando, alias Armandino, Lubrano Raffaele, Nuvoletta Lorenzo, Orlando Angelo, alias ‘o malomm; Lubrano Vincenzo, Sarappo Gennaro, Veccia Raffaele, detto ‘o maresciallo, Di Lanno Ciro e Antonio, Cincinnato Francesco, Di Lanno Antonio e Ciro, detto Ciruzzo, Esposito Vincenzo, Lucci Pasquale Fabio, Carputo Raffaele, Gagliano Maria Rosaria, Sarappo Mario, Di Maro Angelo, alias ‘o paglieriello, Ruggiero Salvatore, Visconti Claudio, alias Caccone; Aniello Schiattarella, Spinelli Antonio, Raimondo Nicola (esponente clan Polverino); Baiano Luigi, alias Caramella, Carbone Celestino, meglio noto come ‘o Celestone; Polverino Crescenzo (clan Polverino). De Fenza Maurizio, ‘o Mamozio, ai domiciliari. Il gip Ferri ha rigettato la richiesta di arresto per Eliodoro Belmare (indagato), ex assessore della giunta Liccardo. In carcere, tra gli altri, il genero (Lubrano) dell’ex assessore Domenico D’Ambra, anch’egli parte integrante della giunta Liccardo, già sciolta per infiltrazioni della camorra. Ai domiciliari Di Mario Isidoro e Orlando Angelo, alias Top gun, Orlando Raffaele, del 1980. Indagati Belmare Eliodoro, De Luca Alessandro, Del Prete Luigi.
Alcuni degli arrestati sono stati protagonisti di richieste estorsive (definiti “prestiti” nell’ordinanza firmata dai giudici) ai cugini Pasquale e Antonio Di Guida, ex assessore provinciale di Forza Italia. Oggetto – come si evince dall’ordinanza di custodia cautelare – delle richieste estorsive anche il geometra Dino Pellecchia, ex consigliere comunale, per lavori in un appartamento del centro storico di Marano, poi oggetto di sequestro – con molti mesi di ritardo – da parte del Comune. “Ci mandano i compagni di Marano – c’è scritto nell’ordinanza di oltre mille pagine – dovete aiutare i carcerati, noi stiamo in difficoltà. Se non ci date quelle somme, ve ne potete andare, voi e le vostre famiglie, in Brasile e a Cuba”: queste le parole utilizzate per estorcere centinaia di migliaia di euro ai Di Guida.
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