Caro dottore, l’ultima lettera che è stata pubblicata sulla sua rubrica mi trova in una condizione molto simile a quella della lettrice…una stanchezza che prostra quando la quotidianità pesa come un macigno per la piattezza delle proposte intorno, delle abitudini consolidate, delle giornate tutte uguali. Si arriva a credere che nulla valga la pena di essere fatto, compiuto, al di fuori della trascinata routine, che nulla possa servire a rinvigorire il rapporto con il proprio uomo, a rinsaldare lo strappo comunicativo con i propri figli, a rinnovare i rapporti con il mondo circostante, che non comprende e non vuole essere solidale con stati d’animo così profondamente compromessi. Fiducia che le cose possano cambiare non ve ne è, poiché dall’altra parte bisognerebbe che vi fosse qualcuno convinto che si possa fare qualcosa, qualcosa insieme. Ecco dunque l’amara conclusione, l’amore è un’ illusione fomentata dalla novità dell’incontro, dalle speranze giovanili, dall’ottimismo. Ogni amore finisce sempre allo stesso modo e dunque…non vale a nulla lavorare e impegnarsi per trovare un rinnovamento nel rapporto, né tanto meno pensare di sostituire un nuovo amore a quello terminato: si rinnoverebbe l’antica favola destinata a infrangersi di fronte alla dura realtà…e a nulla possono valere fantasie e fughe mentali!
L’angolo dello psicologo. Ultimo comandamento: credi nelle tue possibilità e ama
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Paola (Marano)
“Il nichilismo non serve a niente metterlo alla porta, perché ovunque già da tempo e in modo invisibile si aggira per la casa, ciò che occorre è accorgersi di esso e guardarlo bene in faccia” (Heidegger). Ebbene è proprio così! guardarlo bene in faccia per non farsi prendere dalla demotivazione, dallo sconforto, e andare via perché privi di progettualità, di obiettivi, di presupposti di senso.Il nichilismo trova terreno fertile nella rappresentazione dell’amore, quando è caratterizzato alla stregua di un oggetto, destinato quindi all’usura, al ricambio, fagocitato dal tempo, che nel suo incedere non lascia che ombre impietose. Un’aria pesante, insostenibile, fatta anche di riflessioni sulla vita a due, comincia a venire fuori: le persone non si sentono riconosciute e, non viste, sembrano avvolte all’interno di un oblio dove tutto è votato alla dimenticanza. Quello della signora è un grido di aiuto, per quello che sta vivendo, sta soffrendo, in forma di crisi esistenziale. Un grido che sembra venire fuori all’improvviso, dal silenzio, ma evidentemente già presente, sedimentando pensieri e riflessioni. Si vorrebbe fuggire, andare lontano, isolandosi, per cercare una ragione a quello che si vive. Ma di solito chi si isola rimane ancora di più tra gli altri, perché è nell’assenza che viene avvertita la presenza. Quindi non è scappando che “ci” si può ritrovare: non siamo fatti per stare soli, perché è dall’essere con che nasce tutta la nostra esistenzialità la nostra capacità di amare, che va rinnovata giorno per giorno, se proprio vogliamo accedere alla dimensione dell’eternità dell’amore,l’unico sentimento che può rimanere se solo si è capaci di questo.
Raffaele Virgilio, psicologo e terapeuta
virgilioraffaele@gmail.com
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