Marano, rifiuti e spazzamento: la nostra giornata con i sorveglianti del Comune. Poche luci, tante ombre: ecco cosa è venuto fuori

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Raccolta rifiuti e spazzamento a Marano. Abbiamo trascorso un’intera mattinata, quella di ieri, con la squadra di sorveglianti del Comune chiamata a relazionare sulle modalità di esecuzione del servizio da parte della ditta Teknoservice.

Un viaggio dal di dentro, insomma, dal centro alla periferia più estrema della città. Con i sorveglianti ci siamo inoltrati fino a via Romano, periferia della periferia di Marano, a due passi da Pianura.

Il quadro che ne è venuto fuori conferma le criticità evidenziate in tantissimi articoli: sono almeno una quindicina le zone della città che non vengono spazzate quotidianamente (le operazioni di spazzamento avvengono di media ogni 5-6 giorni e ci riferiamo alle zone periferiche ed alcune che periferiche non sono) e molte quelle che non sono mai state spazzate da alcuna ditta, non solo da Teknoservice.

In tal senso le condizioni di alcune contrade di via Romano e delle aree più prossime al comune di Quarto sono emblematiche. Sono strade contemplate nel capitolato d’appalto eppure ma mai oggetto di operazioni di spazzamento.

“Da 18 anni vivo in questa zona di via Romano – ci ha spiegato una residente del luogo – e lo spazzino qui non è mai passato. Ci organizziamo da soli, siamo a spazzare l’atrio e qualche stradina”.

Cosa funziona e cosa no.

La raccolta funziona meglio di qualche mese fa, anche perché la ditta attua il cosiddetto sistema del riassetto: ovvero pulizia del territorio in più step, con mescolanza però delle varie tipologie di rifiuti. Tale modalità, ovviamente, fa calare la percentuale di differenziata.

Sono quasi una decina i dipendenti della ditta che ogni giorno, più o meno sistematicamente, si dichiarano malati. Dieci risorse in meno al giorno su una pianta organica già ridotta dopo l’ultimo passaggio di cantiere.

Lo spazzamento rimane il tallone d’Achille. Quei pochi spazzini messi in strada, anche con turni di molte ore, lavorano eccome. Ma il punto è un altro: sono pochi (sei-sette quando tutto va bene) e non riescono pertanto a coprire l’intero territorio.

La mancanza di un’isola ecologica si fa sentire. Molti rifiuti potrebbero essere, seppur temporaneamente, conferiti nel sito di località La Volpe e invece restano in strada in attesa del prelievo.

E’ scaduto, inoltre, il bando per la raccolta di alcuni ingombranti, tra cui frigo e televisori. Questa è la ragione per cui alcuni rifiuti non vengono prelevati o prelevati con ritardo.

La mancanza di senso civico fa il resto. Per arginare il fenomeno del sacchetto selvaggio non bastano i proclami e gli appelli: occorre fare una salto di qualità sul fronte della repressione. Occorre organizzare una task force, composta da vigili e guardie ambientali (le dovremmo avere), che possa dedicarsi solo a questo specifico aspetto. Telecamere e contravvenzioni. Altrimenti la battaglia è persa già in partenza.

 

 

 

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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