Sessuologia e ginecologia, la rubrica a cura della dottoressa Rossetti. “I genitali maschili e femminili e i miti da sfatare”

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Le dimensioni maschili.

La questione delle dimensioni e della forma del pene ha sempre più o meno tacitamente interessato l’uomo sia per ragioni di immagine di sé, sia per la percezione visuale delle/dei partner, sia per ragioni connesse alla convinzione che la capacità di prestazione erotica e anche la capacità fertile potessero essere correlate alle dimensioni.

Ogni civiltà e cultura ha puntato l’attenzione in modo esplicito o in modo implicito sulle dimensioni e sulla forma del pene definendo vari modelli di “perfezione” estetica e funzionale. Ovviamente questo argomento è saltato al centro dell’attenzione dei vari popoli che si sono succeduti nella storia, nei periodi sociali di maggiore benessere, periodi in cui non ci si doveva preoccupare prevalentemente della sopravvivenza ( nun’ tenevan nient’ a ch’ penza’!).

Nell’ambito della società attuale, da alcuni anni, la questione sta premendo sempre più forte e sta interessando una platea di uomini sempre maggiore, non solo perché le condizioni vitali sono complessivamente migliori, ma anche perché il mutato ruolo della donna, divenuta più esigente e più autonoma, ha messo in crisi l’uomo per molti aspetti: la reazione, che evidentemente nasce spontanea per spinta biologica, è quella di poter offrire alle proprie partner una immagine di integrità, capacità erotica e riproduttiva elevata, così da poter vincere nella competizione non solo nell’ambito del proprio sesso (tra uomini), ma anche con l’altro sesso (con la donna).
Prendendo in considerazione i grandi gruppi di popolazione in realtà le variazioni individuali sono numerose ed occupano un ampio intervallo di configurazioni, sia per le dimensioni che per la forma. Ovviamente in ogni soggetto si possono avere le diverse combinazioni possibili, dando luogo così a strutture molto elastiche in cui l’escursione tra flaccidità ed erezione è molto consistente e strutture in cui l’escursione è intermedia o molto contenuta e quindi con capacità elastiche di grado differente.
Inoltre altrettanto varia è la combinazione con le dimensioni del glande e con la sua forma più o meno regolarmente conoide, cosicché l’aspetto complessivo del pene si presenta con la massima variabilità in ogni soggetto.

L’imene.

L’imene è una sottile membrana vascolarizzata che separa il vestibolo dalla vagina che varia nello spessore, forma e dimensioni fino a quando non subisce una lacerazione, avvenuta la quale i resti ritratti si riconoscono come caruncole imeneali.

L’imene e’ una struttura che gode di un’attenzione sproporzionata rispetto alla sua funzione.
Per secoli e’ stata considerata la prova della purezza di una donna.
Nulla potrebbe discostarsi maggiormente dalla verità.
L’imene non e’ che un residuo embrionario. Tale lamina raramente è già completamente o quasi scomparsa alla nascita, può consistere in frustoli o in un cercine sottile e molto elastico che sopravvive anche al parto.
Se rimane completamente imperforata sarà necessario eseguire una imenotomia.
Praticare sport può contribuire a sbrindellarne i lembi, così anche i tamponi vaginali interni e la masturbazione inserendo le dita in vagina. Al contrario, qualche punto chirurgico può ricostruire facilmente la verginità in qualunque donna : Imenorrafia. La rottura dell’imene può causare una perdita di sangue estremamente variabile, da molto abbondante a pressoché nulla. Ciò dipende dalla struttura dell’imene che può avere aperture più o meno
grandi o forma ed elasticità tali da consentire il rapporto senza che ci sia lacerazione e durante il primo rapporto può non essere avvertito alcun dolore. Appare chiaro, allora, che la verginità non può essere identificata con un corrispettivo anatomico, ma rappresenta un valore personale, una scelta che ciascuno può fare indipendentemente dal sesso di appartenenza.

Dott.ssa Maria, Rossetti, ginecologa e sessuologa.

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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