CONCLAVE, GLI INTERROGATIVI. SARA’ LUNGO O BREVE? I CARDINALI PUNTERANNO SU UN PROGRESSISTA, NEL SEGNO DI FRANCESCO, O E’ L’ORA DEI CONSERVATORI?

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Che Conclave sarà? Lungo o breve? E chi sarà eletto? Un progressista, nel segno di Francesco, o un conservatore?

Per un cardinale tedesco (l’arcivescovo di Colonia, Rainer Maria Woelki) che preannuncia un Conclave lungo (lo ha detto tre giorni fa, in un’intervista rilasciata prima della partenza per Roma), ce n’è un altro (Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, che fu la Diocesi di Joseph Ratzinger) che oggi si è spinto a pronosticare un Conclave breve.

Le due opinioni, altrettanto autorevoli, sono rappresentanti di un episcopato cruciale e allo stesso tempo considerato “progressista” come quello tedesco, di cui Marx è stato anche presidente; progressista se non addirittura spinto molto più avanti, fin troppo avanti, di altre “chiese”, come quella africana o in parte quella Usa, in quanto favorevole a molte radicali innovazioni dottrinali e organizzative, tra cui la sinodalità.

Il Conclave “durerà pochi giorni”, ha assicurato Marx in un incontro con la stampa, poco dopo le esequie e la sepoltura di Papa Bergoglio. Il futuro Pontefice, per l’arcivescovo bavarese, deve essere comunicativo e deve “mettere al centro la credibilità del Vangelo”. In altre parole, una sorta di continuatore del Papa scomparso. “In questi giorni si è potuto vedere il sentimento del popolo di Dio” aggiunge Marx, rimarcando: “I cardinali non possono ignorare questo sentimento. Il nuovo Papa – conclude il porporato tedesco – deve aver chiara l’importanza del Vangelo in tutto il mondo. Deve avere una visione universale”.

A ben guardare, sembra che Reinhard Marx abbia tratteggiato l’identikit che corrisponde a Luis Antonio Gokim Tagle, il grande favorito della fazione progressista che guarda alle comunità in crescita dell’Asia, anche grazie alla sua capacità di coniugare una spiccata dote comunicativa a una visione appunto “globale” della Chiesa del II millennio.

L’arcivescovo di Monaco e Frisinga – già stretto collaboratore di Francesco come membro del Collegio dei cardinali e coordinatore del Consiglio per l’Economia – è uno dei tre cardinali tedeschi che voteranno nella Sistina, oltre al già citato Woelki e a Gerhard Ludwig Müller, prefetto emerito del Dicastero per la Dottrina della Fede e tra i più esposti critici del Pontefice defunto, silurato nel 2017 con una figura più in sintonia col Papa argentino. Müller ha infatti detto che con la morte di Bergoglio si è chiusa una fase per la storia della Chiesa e che su diversi temi (gay, sacerdozio femminile e celibato) c’è stata ambiguità, augurandosi che il Conclave non elegga un “Papa eretico”.

Insomma, quel che è certo è che sarà difficile che cardinali raggruppati per nazionalità votino compatti per uno stesso candidato, a conferma del fatto che non è la comune origine a rendere un sottogruppo più influente di un altro, e neanche una supposta appartenenza alle cosiddette “correnti” progressista e conservatrice; quanto l’emergere durante le congregazioni generali di una figura che raccolga consenso intorno a sé e che ispiri una strada tracciata, una visione onnicomprensiva della Chiesa, che stia al passo con i tempi e che sappia affrontare le sfide della modernità.

Per questo, quando lunedì prossimo, 28 aprile, riprenderanno le congregazioni generali – aperte all’insieme del Collegio cardinalizio, composto da elettori e non – entrerà nel vivo la fase del pre-Conclave. Il lutto e la concomitanza della domenica impongono una pausa, che si può definire di preghiera e riflessione. Appuntamento a lunedì mattina, alle 9.

© Copyright 2025 redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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