Omicidio Giulia Tramontano, la sorella Chiara al processo: “Quando scoprì di essere incinta pensò di abortire”. Il collega di Impagnatiello: “Bugie e rubava al bar”

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Non riusciva a mangiare più nulla. Tutto aveva un sapore «strano», il latte appena aperto, la verdura e l’acqua sapeva di ammoniaca. A ciò si aggiungeva un mal di stomaco perenne e il dolore di una relazione che non andava: il padre del figlio che aveva in grembo, oltre a cercare di farla passare per «pazza» e paranoica, la tradiva ed era assente e il loro rapporto si trascinava tra alti e molti bassi, la solitudine e le menzogne. A descrivere una relazione durata solo pochi mesi è stata Chiara Tramontano, testimone oggi a Milano al processo per l’omicidio di sua sorella di Giulia, uccisa lo scorso maggio al settimo mese di gravidanza da Alessandro Impagnatiello.

 

Ha parlato poi della foto inviata dalla sorella con il test di gravidanza positivo: dall’immagine «vedevo le sue lacrime e le chiesi se erano di gioia o di paura. La sua paura era per come lui avrebbe accolto la notizia. Ed era una brutta notizia perché il bambino non era gradito. Lei era infelice e triste perché già si sentiva mamma». Lui all’inizio non lo voleva, poi ha cambiato idea e poi l’ha ricambiata ancora. Ma era troppo tardi: non si poteva più abortire anche se lei non avrebbe voluto «vedere negli occhi dei figlio quelli di chi le aveva provocato tanto dolore». Quindi, la decisione di tenere il piccolo, di chiudere con Impagnatiello e crescerlo da sola. Con suo papà e futuro nonno – a cui avrebbe voluto fare la sorpresa con un pacchettino mai aperto con dentro un ciuccio – che le aveva assicurato «noi ti sosterremo». «’Era una storia in cui c’erano tanti dubbi, – ha proseguito -, tante incertezze, episodi sospesi con un ‘poi ne parliamò. Ma lei era innamorata…».

Oltre ai preparativi per accogliere il neonato, ha ricordato di quando Giulia, per l’ultima volta, è andata a Napoli ovviamente senza il compagno il quale, peraltro, faceva di tutto per «allontanarla dalla famiglia», e «isolarla». «L’avevo lasciata con il pancino e l’ho ritrovata con un gran pancione – ha proseguito – è stata l’ultima volta che mangiammo tutti insieme a casa. Lì ho detto che avrei smesso di fare il giudice di quella storia e avrei supportato solo mia sorella». Delle menzogne di Impagnatiello ha parlato anche un ex collega all’Armani Hotel: «nessuno di noi conosceva la sua doppia vita. Lui a seconda di quello che gli conveniva raccontava della pazzia di Allegra che voleva stare con lui e della pazzia di Giulia che voleva stare con lui». Il teste ha riferito che sul lavoro diceva che «la madre era malata terminale», ma non era vero, e poi «rubava oggetti, al bar, al ristorante e in cucina» come alcuni «coltelli molto costosi che erano in una cassaforte e che poi sono ricomparsi».

Inoltre ha ricostruito l’incontro-confronto tra Giulia e Allegra, le preoccupazioni di quest’ultima per l’incolumità dell’altra che infatti in quelle ore era stata uccisa. Ha parlato di come il barman si era presentato quel giorno nel locale: «sguardo perso nel vuoto, e in silenzio». Ha rammentato della sua paura per Allegra che, quella sera, lui e la fidanzata hanno scortato a casa in macchina fino al portone sfuggendo a Impagnatiello, che la stava aspettando in strada per parlarle. In aula infine una vicina di casa ha raccontato che il 30 maggio, tre giorni dopo l’efferato delitto, lui era scoppiato in lacrime perché Giulia era scomparsa e lei lo aveva rincuorato. Una messinscena che il giorno dopo si è sgretolata con la sua confessione.

 

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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