Spagna, nuovo governo: incarico a Feijòo

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Il re ha deciso di affidare al leader del Pp, Alberto Nunez Feijòo, l’incarico di formare un governo.

Lo ha annunciato la presidente del Congresso, la socialista Francina Armengol, dopo aver parlato con Felipe VI, al termine delle consultazioni al palazzo della Zarzuela.

L’ex governatore della Galizia, dopo aver incassato l’appoggio di Vox e di due parlamentari, uno di Upn e uno di Coalizione Canaria, può disporre al momento di 172 voti: gliene mancano quindi 4 per raggiungere la maggioranza assoluta necessaria per conquistare la Moncloa. Ha già annunciato che si metterà al lavoro già lunedì prossimo per raggiungere questo obiettivo. Sfida che però non si annuncia per nulla facile. Per ora, tuttavia, rende omaggio al monarca: “Ringrazio Sua Maestà per la sua decisione di candidarmi alla Presidenza del Governo. Daremo voce agli oltre 11 milioni di cittadini che vogliono il cambiamento, la stabilità e la moderazione con un governo che difenda l’uguaglianza di tutti gli spagnoli”. Il re, evidentemente, ha voluto premiare con la sua scelta il fatto che il Pp ha comunque vinto le elezioni. Feijòo stesso, per settimane, ha sempre sottolineato che non era possibile ignorare il dato elettorale. Poi, nelle ultime ore, è riuscito a ricucire con Vox un’intesa che ha rischiato di saltare nei giorni difficili in cui il loro mancato accordo ha di fatto escluso il partito di Santiago Abascal dalle alte cariche del Congresso. Ora, però, quella del governo, è tutta un’altra partita. “Con Vox – ha detto Feijòo – abbiamo un rapporto di normalità democratica nel comune obiettivo di tutelare la nostra Nazione e difendere la Costituzione”. E lo stesso Abascal s’è detto subito soddisfatto di queste parole. Inoltre, Feijòo da giorni attacca il Psoe, insistendo sul fatto che solo un governo popolare può assicurare l’unità del Paese e il polso fermo contro chi è a favore del terrorismo e contro l’unità del Paese un riferimento chiaro ai radicali baschi di Bildu e agli indipendentisti catalani di Junts. Dopo aver parlato con il re aveva sottolineato che tra lui e il governo “mancano 4 seggi”, invece tra Sanchez e il ritorno alla Moncloa ci sono “un’amnistia, un referendum per l’indipendenza e l’accettazione che gli spagnoli non sono tutti uguali”. A questo punto, occhi puntati sui baschi moderati del Pnv: i loro 5 voti potrebbero essere decisivi, tuttavia al termine delle consultazioni il partito basco aveva già fatto sapere di non apprezzare l’ipotesi di una nomina lampo. Nelle settimane scorse hanno unito i loro voti al Psoe per eleggere la socialista Francina Armengol come presidente del Congresso, senza però garantire alcun appoggio al governo di Sanchez. Le trattative, ha spiegato il leader Aitor Esteban dopo aver visto il re, non sono nemmeno iniziate. La prima cosa che il Psoe deve fare, ha sottolineato, è spiegare “cosa vuole fare”. “Ora – era la sua sintesi – nessun candidato ha i voti necessari per prestare giuramento, quindi sarebbe meglio concedersi un periodo di riflessione e non andare verso un incarico lampo”. A questo punto bisognerà vedere se manterrà questa posizione guardinga o accetterà le sirene popolari.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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