Clan Polverino, il delitto Tammaro: Decisive le dichiarazioni di Perrone e Simioli. Sparò per primo Ruggiero con un fucile da caccia

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Tammaro Solli venne ucciso il 22 gennaio del 1998 all’altezza della rotonda Maradona, al confine dunque tra Marano e Villaricca. Ad ammazzare l’uomo, che non era coinvolto in dinamiche criminali, gli uomini del clan Polverino. In tre, Giuseppe Ruggiero, Raffaele D’Alterio (nella foto) e Salvatore Liccardi, quest’ultimo tra i referenti della cosca nel comune di Quarto, sono stati raggiunti oggi da un’ordinanza di custodia cautelare. Tutti e tre sono già detenuti per altri reati.

Le indagini sono state avviate grazie alle dichiarazioni del collaboratore Roberto Perrone e sono state poi avallate da quelle del pentito Giuseppe Simioli, dichiarazioni rese nel marzo del 2021.

Solli fu freddato per fare un favore al clan D’Alterio-Pianese di Qualiano, retto all’epoca da Nicola Pianese, detto o’ mussut, che voleva che Solli intercedesse su un suo parente, tale Salvatore Speranza, detto ‘o sergente, che si era pentito. Volevano, in pratica, che Speranza ritrattasse le dichiarazioni rese all’autorità giudiziaria.

Secondo Perrone, in quel periodo era Sabatino Cerullo, non indagato in questo procedimento, a gestire i rapporti con i clan di Qualiano e Giugliano. Lo stesso avrebbe verosimilmente fatto pressione con il vertice del clan Polverino affinché si eliminasse il Tammaro. Fatto sta che, secondo Perrone, Antonio Polverino (Zi Totonno, detenuto per altri reati) – inizialmente scettico – avrebbe poi acconsentito all’operazione materialmente portata a compimento da Ruggiero (Ceppa e fung), D’Alterio (‘A Signurina) e Liccardi (Pataniello). Polverino avrebbe ordinato ai suoi di non eseguire l’azione a Marano.

Liccardi avrebbe messo a disposizione, nel territorio di Quarto, un garage per l’occultamento delle armi e un’auto nuova dopo l’esecuzione del delitto.

All’omicidio avrebbero partecipato, secondo quanto dichiarato da Perrone e Giuseppe Simioli (‘o petruocelo) anche altri esponenti del clan, come Ciro Manco, Cerullo Sabatino, Carlo Nappi e gli stessi pentiti. Tutti sarebbero stati a bordo di auto staffette sul luogo del delitto. L’azione criminale venne eseguita a bordo di un’Alfa 33, la vittima fu incrociata nei pressi di Qualiano. L’uomo viaggiava a bordo di Una Renault 5 in direzione Quarto. Il commando dei Polverino lo avrebbe incrociato e si sarebbe subito messo al suo inseguimento. Ruggiero era munito di fucile da caccia, ma all’atto della prima esplosione dei colpi contro la vittima lo stesso non si sarebbe accorto di avere la sicura inserita. Sarebbe poi intervenuto D’Alterio, munito invece di pistola a tamburo.

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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