Inchiesta Sma, l’ultimo scandalo napoletano. Ecco come truccavano le gare

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Sono diverse le gare finite nel mirino dei magistrati. Le offerte mandate al Comune venivano fisicamente prelevate e portate a casa di un ex impiegato del Comune di Napoli, che – forte della consulenza notturna di alcuni professionisti legati agli Abbate – aveva gioco facile a costruire l’offerta perfetta. A prova di concorrenza. È in questo scenario (per altro raccontato due anni fa dal Mattino) che il gip Baldassarre dispone l’obbligo di dimora per Ciro Migallo, ex esponente dell’ufficio Gare del Comune; e un obbligo di presentazione alla Pg per Rosanna Zingaretti, ex funzionaria comunale oggi in pensione. Per l’accusa avrebbero intascato tangenti (almeno 30mila euro) per favorire il gruppo Abbate, mentre Migallo avrebbe ottenuto anche l’assunzione di un proprio congiunto presso una delle aziende degli Abbate.

Il gruppo avrebbe agito per sottrazione della busta, attraverso una sorta di abbraccio clandestino (e notturno) tra pubblico e privato. Proviamo a ripercorrere il sistema svelato da Rolando Abbate: «Grazie a mio zio Luciano, siamo entrati in contatto con Ciro Migallo, che prendeva le buste delle gare dei vari concorrenti e le nascondeva nel cofano della macchina. Poi le portava a casa sua, dove entravamo in gioco noi». Una banda a tutti gli effetti, con un ragioniere, un informatico, per preparare l’offerta migliore, per scrivere quella che avrebbe vinto nella selezione, attraverso una media matematica capace di rispettare i parametri richiesti, sbaragliare i competitor e garantire margini di guadagno nella realizzazione dell’opera». Ma come avveniva poi la lettura delle schede rivali? «Erano sigillate, ma noi usavamo una candela per sciogliere la ceralacca, un bisturi se era necessario, per andare a leggere le offerte degli altri imprenditori. Poi, quando si trattava di chiudere, si tornava a usare la ceralacca per sigillare le offerte. Inutile dire che le buste dovevano essere chiuse e riportate al Comune il giorno dopo ed era sempre Migallo a riportarle indietro e a chiuderle in cassaforte».

E torniamo al filone principale di questa inchiesta. Torniamo alla Sma e al presunto ruolo svolto nella raccolta delle tangenti da Soria e Silvestro. Difesi – tra gli altri – dal penalista Giuseppe De Angelis, i due ex esponenti dello staff di vertice potranno replicare alle accuse nel corso del seguito di questa storia. Sono attualmente detenuti in carcere, a Poggioreale, assieme a Luciano Passariello e, secondo le accuse di un ex manager, avrebbero anche agito sotto banco, all’insaputa dei presunti complici. Sentiamo cosa dice Salvatore Abbate a proposito di Silvestro e Soria: «Erano avidi nelle loro continue e ripetute richieste di denaro, facevano a gara tra loro per chi mi chiedeva più soldi, a volte ero costretto a versare tangenti singole, talvolta, facendo in modo che l’una fosse all’insaputa dell’altro e viceversa».

Centrale la figura di Luciano Passariello che, a partire da domani, potrà replicare alle accuse nel corso dell’interrogatorio assieme al suo legale, il penalista Giuseppe Ricciulli. Indagini che assumono nuove traiettorie, alla luce delle verifiche a Montecarlo di un giro di soldi, che potrebbero essere stati messi da parte – a mo’ di fondi neri – da quanti hanno avuto a che fare con l’ex boss degli appalti.

Fonte Il Mattino

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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