Caro energia e bollette: le prime chiusure e licenziamenti

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Il primo allarme arriva dal Sud. E non si tratta di piccole aziende già normalmente in difficoltà, ma di una delle più importanti catene alberghiere del Mezzogiorno.

La Caroli Hotels, gruppo pugliese con quattro strutture tra Gallipoli e Santa Maria di Leuca, 275 dipendenti e diverse altre attività nel settore dell’accoglienza, ha annunciato l’interruzione dell’attività a causa del caro bollette. Lo ha confermato all’Agi il direttore generale della catena, Attilio Caputo. La decisione di fermare tutti i servizi alberghieri e di ristorazione, onorando fino a scadenza solo i contratti già stipulati, «è stata già inoltrata alla prefettura di Lecce».

Tutto a causa del conto complessivo delle bollette energetiche ad agosto, ben 500mila euro. Un conto che pagheranno per primi i dipendenti, lasciati a casa. Al danno si aggiunge la beffa: «Abbiamo provato a compensare la crisi energetica con l’implementazione di impianti fotovoltaici, ma l’installazione non è stata ancora autorizzata».

La burocrazia, insomma, aggiunge problemi a problemi. È solo il primo masso che rotola di quella che sembra destinata a tramutarsi in valanga. Secondo un sondaggio condotto daSwg per Confesecenti su un campione di imprese dell’artigianato, del commergio edel turismo con 50 dipendenti o meno, il 36% delle Pmi prevede di aumentare i prezzi nei prossimi mesi a causa dei rincari dell’energia e dell’inflazione. In base all’indagine il 26% pensa di limitare gli orari di lavoro, il 18% valuta una riduzione dei dipendenti. Inoltre il 37% delle imprese si aspetta un risultato economico inferiore rispetto all’anno scorso.

E non finisce qui, perché il 6% delle imprese pensa a una sospensione dell’attività nei periodi di «bassa stagione». Il tutto, inevitabilmente, si tradurrà in una contrazione del Pil. La recessione, fino a qualche giorno fa semplice spauracchio, è ormai un dato acquisito per il 2023, quando secondo Standard & Poor l’Italia lascerà per strada lo 0,1% della sua crescità. E questo nonostante sia destinata a entrare nel vivo la fase degli investimenti legati al Pnrr. Non sufficienti, a quanto pare, a sostenere la ripartenza del Paese. E inevitabilmente cresce il malcontento.

Oggi scatta la mobilitazione della Fiom Firenze -Prato -Pistoia per denunciare «l’insostenibilità delle bollette» per i lavoratori. È previsto un presidio dei lavoratori delle aziende metalmeccaniche di Certaldo e Castel fiorentino e dei lavoratori della Giga a Scandicci. Ai presìdi, i lavoratori porteranno le bollette «per mostrare come la situazione sia insostenibile senza un intervento strutturale della politica e delle istituzioni». Intervento che, però, dovrebbe superare la logica dei piccoli bonus per diventare più «strutturale». Almeno così la pensa il Codacons. «Ci vogliono misure in grado di calmierare sul lungo periodo i listini al dettaglio e abbattere i costi per famiglie e imprese, partendo dal tagliare per tutto il 2023 la tassazione su carburanti e prodotti energetici, eliminare l’Iva su alimentari e beni di prima necessità e bloccare i prezzi di luce e gas, ricorrendo alle autorità di vigilanza per accertare che i tagli alla fiscalità siano traslati sui consumatori finali» è la ricetta dell’associazione. Ma nel breve periodo mancano risposte. E l’autunno caldo, più volte evocato anche in campagna elettorale, adesso è arrivato sul serio.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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