Marano, interdittive antimafia: il Consiglio di Stato conferma quelle a carico di Polverino junior e Schiano

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La terza sezione del Consiglio di Stato ha rigettato (nel merito) il ricorso presentato dalla Burger grill srl, società di proprietà di Vincenzo Polverino. A difendere la società gli avvocati Felice Laudadio e Ferdinando Scotto. La Burger grill era destinataria di un’interdittiva antimafia, così come un’altra attività riconducibile a Polverino. I giudici amministrativi ritengono corretta la ricostruzione della prefettura di Napoli, che a suo tempo avallò il provvedimento interdittivo, soprattutto nei passaggi in cui si fa riferimento ai legami familiari di Polverino – anche in relazione alla propria consorte – e al rischio concreto di ingerenze (dirette o indirette) malavitose nell’attività. Nelle 21 pagine della sentenza si fa inoltre riferimento anche a un dialogo in carcere tra Polverino junior e Giuseppe Polverino e al rinvio a giudizio disposto dal tribunale di Napoli nord nei confronti di Polverino per fatti di rilevanza penale. Un’inchiesta culminata (poche settimane fa) con l’assoluzione del giovane imprenditore maranese.

E’ stato bocciato, sempre nel merito, anche il ricorso presentato dalla ditta individuale Gaetano Schiano, ex presidente nonché a lungo operante nel mercato ortofrutticolo di Marano. I giudici del Consiglio di Stato, in 14 pagine, ripercorrono i motivi che hanno portato all’emanazione dell’interdittiva antimafia, focalizzando l’attenzione, in particolare, sulle vicende politiche in cui è citato anche l’ex sindaco Mauro Bertini, al centro di un processo che si celebra a Napoli nord. I fatti in questione riguardano il tentativo, messo in atto da Bertini e da altri ex consiglieri comunali, che avrebbero agito per far sì che la struttura cittadina riaprisse e senza la pubblicazione di un bando pubblico. Tale circostanza, secondo i giudici amministrativi, avrebbe potuto favorire ditte e personaggi vicini a famiglie malavitose del territorio operanti all’interno del mercato. Anche per Schiano vale lo stesso discorso fatto per Polverino: è stato assolto in un procedimento penale (voto di scambio) che lo vedeva imputato con i fratelli Cesaro. Un’inchiesta di cui si fa menzione nella sentenza.

I giudici amministrativi (sia per Polverino che per Schiano) potrebbero dunque essersi mossi seguendo il principio del Tempus regit actum, secondo il quale i fatti accaduti (anche eventuali assoluzioni) dopo l’emanazione del provvedimento (nel caso di specie interdittiva antimafia) non incidono sulle vicende che a suo tempo hanno sorretto gli atti impugnati.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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