Amministrative, la vera vincitrice è Giorgia Meloni. Lega e 5 Stelle flop. I grillini resistono solo in provincia di Napoli (grazie al reddito)

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La vera vincitrice del primo turno delle amministrative è una: Giorgia Meloni. Nel giorno in cui la coalizione strappa Palermo al centrosinistra e conferma i sindaci uscenti a Genova e L’Aquila, il dato che emerge con chiarezza è quello riguardante la crescita di Fratelli d’Italia, non più solo attraverso i sondaggi. Lo stesso non si può dire per la Lega di Matteo Salvini vittima di una emorragia di consensi e sorpassata dal partito di via della Scrofa in molti Comuni del Nord al voto. Nel centrosinistra il vincitore è un campo largo che ancora non esiste. Il voto per le amministrative sembra confermare la necessità di costruire un’ampia alleanza progressista, che vada oltre l’intesa Pd-M5S e apra ad Azione di Carlo Calenda e alle altre forze moderate. Unico modo per sperare di battere alle politiche del 2023 un centrodestra che, unito, si rivela vincente. I risultati confermano i dem come primo partito, ma i cinque stelle restano al palo, mentre cresce la componente centrista, la stessa che vuole far fuori i pentastellati dalle alleanze future. Il voto, insomma spinge il leader del Nazareno Enrico Letta alla costruzione di «un centro sinistra, un campo progressista, attorno al Partito democratico», dice, perché è «l’unico argine per evitare la vittoria delle destre nel nostro Paese».

La Meloni è certamente la più soddisfatta: «Non parlo dei dati delle liste perché sono ancora parziali», spiega Meloni a fine giornata, quasi a non voler mettere il dito nella piaga ma le tendenze che arrivano non lasciano troppo spazio a dubbi: da Genova a L’Aquila passando per Verona, Alessandria, Monza e Parma, FdI è data avanti rispetto al Carroccio. E al Sud le cose non vanno meglio per il Capitano e la nuova lista “Prima l’Italia” che non arriva a sfiorare neanche la doppia cifra in Sicilia. Eppure il segretario leghista prova a minimizzare: «Davano la Lega per morta ma continuiamo a crescere. Siccome c’era qualche giornale che parlava del dietrofront nel lombardo-veneto, dico che abbiamo 18 nuovi sindaci tra Lombardia e Veneto».

A cambiare però sono i rapporti di forza tra alleati di centrodestra, con Meloni che lo evidenzia senza giri di parole: «Il dato di FdI all’interno della coalizione, che cresce orizzontalmente praticamente in tutte le città al voto, dice che siamo la forza traino del centrodestra ed è anche una indicazione sulla chiarezza del posizionamento che il partito ha portato avanti». Insomma, la scelta di schierarsi all’opposizione del governo Draghi si sta rivelando azzeccata e l’esito del primo turno, aggiunge, si chiude con «alcuni avvisi ai naviganti». «In primis arriva una indicazione dagli elettori di centrodestra che vogliono una coalizione unita ma che sia anche chiaramente alternativa alla sinistra – è il messaggio inviato a Lega e Forza Italia – Vedo configurarsi ancora di più un ritorno a un sano bipolarismo, e perché l’alternanza sia credibile il centrodestra non deve essere ondivago». Non solo, «credo che questo voto dovrebbe definitivamente far dissuadere chiunque, anche nel centrodestra, dovesse ragionare ancora in termini di legge proporzionale. Noi dobbiamo continuare a difendere un sano sistema maggioritario». Allargando lo sguardo al campo progressista, poi, Meloni non può fare a meno di accendere i riflettori «sull’enorme calo di consenso del M5s che non raggiunge la doppia cifra praticamente da nessuna parte». «La situazione mi pare abbastanza compromessa – analizza – forse bisogna interrogarsi sul fatto che la forza principale che sostiene in Parlamento il governo Draghi non esiste più nella Nazione. Bisogna chiedersi se sia il caso di tenere in piedi questo governo». Interrogativo rivolto anche a Berlusconi e Salvini: «Se gli chiedo ufficialmente di uscire? Fossi in loro io lo farei». Dalle parti di via Bellerio, però, il tema non è considerato di stretta attualità. «Non confondiamo il mandato per governare Belluno e Palermo con gli enormi problemi che l’Italia dovrà affrontare – taglia corto Salvini – Noi chiediamo di proteggere il lavoro e il risparmio degli italiani. Su questo peseremo il governo e non su dati di amministrative sicuramente rilevanti, dove però vengono pesati i sindaci».

Per i Cinquestelle le elezioni amministravive 2022 segnano uno storico tonfo, in tutta Italia. Un flop difficile da giustificare. Alla luce dei risultati che stanno prendendo consistenza con il passare delle ore, il movimento guidato da Giuseppe Conte è di fatto scomparso dai radar della politica locale, dimenticato dagli elettori anche in quelle città che in passato avevano dato soddisfazioni (o quantomeno segnali di fiducia) ai pentastellati. Ora – per usare un’espressione cara ai grillini – il vento “è cambiato“: sì ma al contrario. E i possibili contraccolpi a livello nazionale sono già lì, dietro l’angolo.

I dati elettorali hanno fatto scattare il de profundis per il Movimento Cinque Stelle, anche laddove i pentastellati pensavano di contare su un discreto consenso. E il partito grillino, di fatto, si ritrova ora fuori da quasi tutti i ballottaggi. A Genova, dove il centrodestra del sindaco Bucci ha riconquistato la vittoria, i 5S si stanno attestando attorno al 4,46% (una debacle rispetto al 18% del 2017), superati anche da alcune liste civiche di centrosinistra e dallo stesso Pd. A Palermo il partito di Conte si aggira attorno al 6%. E pensare che, da quelle parti, nella precedente tornata delle amministrative il movimento grillino aveva fatto incetta di voti. Il raffronto con il passato è impietoso e delinea una sonora bocciatura da parte degli elettori.

L’Aquila serve un microscopio per rilevare la nano-presenza pentastellata, registrata allo 0,79%. A Padova non va molto meglio: là i grillini sono fermi allo 1,23%. Nella Puglia di Giuseppe Conte, la situazione è altrettanto tragica. A Taranto, i cinquestelle vanno al governo della città, in quanto parte della coalizione che sosteneva il candidato di centrosinistra Rinaldo Melucci. Ma, dati alla mano, si fermano al 4,18% (stando alle stime in aggiornamento), soverchiati dal Pd e da alcune liste civiche. A Barletta, l’ennesimo tonfo, con i pentastellati allo 2,53%. A Catanzaro, il dato è altrettanto trascurabile: nella città calabrese attualmente i grillini sono fermi all’1,56%.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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