La nostre rubriche. Gocce d’arte. Le sette opere della Misericordia

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“Gocce d’arte.”

L’arte ha il potere di nutrire la nostra anima e di condurci all’ascolto della nostra dimensione interiore. L’arte ci rende ottimisti e meno soli. Talvolta dinanzi a un’opera d’arte, non comprendendone il linguaggio, ci irrigidiamo. Rilassiamoci, invece, e lasciamoci
cullare dalle emozioni, vedendo in essa una fonte di miglioramento per noi stessi. In questo piccolo spazio attraverso brevi analisi di opere del passato e del presente di ogni forma d’arte, ci avventureremo in questo mondo. Buon viaggio nell’arte!

“Miseria e salvezza nei vicoli di Napoli.”
Caravaggio, Le sette opere di Misericordia, 1606-1607, olio su tela, 260 × 390 cm, Napoli,
chiesa del Pio Monte della Misericordia.
Questo dipinto è un cardine assoluto di tutta l’arte occidentale ed è, forse, il punto più alto
della produzione del grande genio del pittore Michelangelo Merisi detto Caravaggio. Turisti
vengono a Napoli da ogni pare del mondo per contemplarlo, eppure molti napoletani non
conoscono neanche della sua esistenza. Proviamo a comprendere il significato dell’opera.
La commissione .
Questa grande pala fu realizzata in un tempo rapidissimo, in soli tre mesi, da Caravaggio per l’altare della chiesa del Pio Monte della Misericordia, un’istituzione caritatevole e finanziaria fondata a Napoli, nei primi anni del Seicento, da una congrega di sette giovani aristocratici che si adoperavano per la beneficenza verso i più bisognosi. L’opera oggi si trova ancora nella sede originaria. Quando il pittore la realizzò era da poco giunto a Napoli in fuga da Roma dove, violento e attaccabrighe, aveva ucciso un uomo in una rissa e sulla sua testa pendeva il bando capitale. Con l’aiuto della nobile Costanza Colonna vi aveva trovato rifugio, proponendogli grandi commissioni. La Napoli del Seicento era una città di grandi contrasti, culturalmente vivace ma anche caratterizzata da una grande miseria. Sulla tela il Merisi aveva voluto raffigurare le sei opere della Misericordia enunciate nel Vangelo
di Matteo più una settima, la sepoltura dei morti.

Le sette opere di Misericordia: Il tema è sintetizzato in un'unica scena con una complessa raffigurazione di personaggi biblici e classici che parlano e si intrecciano fra loro. Le opere di Misericordia sono colte come una girandola teatrale nella simultaneità di
tempo, luogo e azione, in un vicolo cittadino fra tinte fosche e improvvisi lampi di una luce calda che si concentra sulle figure quasi a scolpirle. In basso a sinistra scorgiamo il gruppo più dinamico, rappresentato da un personaggio, Sansone, che si disseta con
l’acqua che sgorga dalla mascella di asino, il quale dà vita al precetto di dar da bere agli assetati. A seguire un oste, indica l’alloggio ad un viandante dal volto emaciato, S. Giacomo di Campostela, con la conchiglia sul suo cappello, questa coppia rappresenta
l’opera di alloggiare i pellegrini. In primo piano compare il giovane cavaliere Martino di Tours, dal cappello piumato, che sta dividendo il suo mantello con l’ignudo per terra di spalle e si rivolge al personaggio accasciato, riassumendo due opere di misericordia: vestire gli ignudi e visitare gli infermi. A destra dietro il muro scorgiamo il becchino che
trasporta un cadavere, di cui vediamo solo i piedi, e il diacono con la torcia che va
declamando l’ufficio dei morti, entrambi esprimono l’opera di seppellire i morti.
Infine a destra si riconosce Pero, la giovane donna che allatta il vecchio padre
Cimone che si sporge dalla grata del carcere, riassumendo due opere: visitare i
carcerati e dar da mangiare agli affamati.

La Madonna e il Bambino. Nella parte alta del dipinto vi è l’inserimento della Madonna e il Bambino che, trattenuti dal nodo dell’abbraccio di due angeli, si affacciano come da un’ideale balconata ad osservare quanto si sta svolgendo sotto di loro. La Vergine, rappresentata come una giovane madre popolana con un’ acconciatura secondo la moda del tempo, si sporge, chinando il suo sguardo, tra le grandi ali dei due angeli muscolosi e si preoccupa di tenere stretto con il Bambino che si divincola dal suo abbraccio, curioso di vedere cosa accade in basso. Questo gruppo pare sospeso in aria miracolosamente. Il ruolo “divino” della donna è rivelato solo dal suo volto imbevuto di una viva luce soprannaturale perché nessuna aureola ne circonda il capo. Gli angeli, creature intermediarie
fra cielo e terra, sorreggono e proteggono il gruppo sacro e, stretti in un abbraccio, osservano lo svolgimento delle opere di carità, rese possibili dalla Grazia concessa da Cristo e che la mano di uno degli angeli, aperta verso il basso, sembra trasmettere agli uomini.
Il significato ideologico dell’opera. La composizione si snoda su due registri, quello in basso, terreno, e quello in alto, celeste.

I due mondi presentano delle connessioni ma Caravaggio ha voluto precisare che è il mondo soprannaturale che attua collegamenti con quello terreno. Nessuno dei personaggi in basso mostra interesse per la presenza del gruppo divino in alto. Quell’apparizione, anzi,
non è affatto avvertita e i personaggi, intenti a ricevere o a compiere l’azione misericordiosa, si comportano in modo del tutto autonomo, per nulla condizionati dalla presenza della Vergine. Il Merisi vuol dirci che l’umanità può essere redenta in una sorta di
Giudizio finale attraverso l’osservanza dei precetti evangelici e con il dono gratuito della Grazia. La Misericordia è un dovere della società civile tutta, un aiuto degli uomini verso chi versa in condizioni disagevoli, oppresso da miseria e malattia. I personaggi non
sembrano avere nessuna preoccupazione di compiere l’opera per un fine di salvezza. Tale azione è dettata semplicemente dall’appartenere alla società civile, come un doveroso impegno sociale. La tacita e discreta presenza divina in alto può solo ispirare
l’operato degli uomini e ciò stabilisce la giusta relazione fra umano e divino.

Fermina Daza

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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