E’ (forse) l’ultimo mese di passione per i maranesi. Tra 40-50 giorni tutto si compirà: il Comune sarà sciolto e arriveranno nuovi commissari alla guida del municipio. L’ultima volta accadde nel dicembre del 2016. Era il 30 dicembre di quell’anno quando il Consiglio dei Ministri firmò lo scioglimento per camorra dell’ente cittadino, mesi prima guidato dalla giunta di centrodestra (poi arricchita dai transfughi del centrosinistra) a capo della quale c’era il sindaco Angelo Liccardo. Prima ancora, nel 2004, ad essere sciolta per mafia fu la giunta di sinistra-centro di Bertini, reintegrata mesi dopo dal Tribunale amministrativo regionale. E ancora prima, nel 1991, ad essere sciolta fu la giunta targata Carlo Di Lanno.
Se tra un mese, un mese e mezzo o giù di lì dovesse arrivare il via libera per lo scioglimento della giunta Visconti, sarebbe la quarta volta della sua storia, non sempre edificante, ricca di ombre e poche luci.
Per capire a fondo le ragioni di uno scioglimento (è una misura preventiva volta ad evitare forme di condizionamento nella gestione amministrativa di un ente) bisogna fare uno o due passi indietro. Perché Marano, al pari di pochi comuni in Campania (Giugliano, Arzano e qualche ente del Casertano) è da sempre nell’occhio del ciclone?
- Tra gli anni Settanta e Ottanta, la camorra cittadina, o meglio la mafia cittadina, si adoperò su più fronti. Furono rafforzati i rapporti con la mafia siciliana, quella facente capo a Totò Riina, ci fu un deciso salto di qualità sul fronte dei traffici illeciti, contrabbando sigarette e droga, fu pianificata la cementificazione del territorio (Città Giardino in primis), e furono immessi, nell’ambito della macchina comunale, decine di persone collegate direttamente alle famiglie di camorra o quanto meno affini al sistema.
- Dipendenti di “sistema” messi lì per avere la situazione sotto controllo, informare chi di dovere su eventuali provvedimenti e avere corsie privilegiate per pratiche edilizie e quant’altro.
- La magistratura e il Ministero dell’Interno, dopo aver “tollerato” per anni tutto ciò, iniziarono a darsi una mossa (era il periodo pre-Tangentopoli) all’inizio degli anni Novanta, quando, nell’ambito della politica, furono eseguiti molti arresti (Credentino + 40) e fu successivamente sciolto il municipio.
- Le attività illecite e i collegamenti interni all’ente con ambienti malavitosi non cessarono. Al posto di vecchi personaggi, ne arrivarono altri, ugualmente collusi o acquiscenti. Ciò produsse ulteriori indagini sull’ente, con il governo Berlusconi in carica, ma Bertini, sciolto per mafia, venne reintegrato pochi mesi dopo dal Tar.
- Si andò avanti a lungo, nel silenzio generale, e nella distruzione o cementificazione di altra parte del territorio, San Rocco in primis, a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila. Abusivismo edilizio, perpetrato sotto gli occhi di tutti, autorità comprese, e tanti altri piccoli, grandi progetti: il Galeota, il Palazzo Merolla, l’ampliamento cimiteriale e tanto altro. L’obiettivo vero della malavita e dei palazzinari era quello di sbloccare anche le grandi lottizzazioni, C4, C17 e C14.
- Non riuscirono nel loro intento perché altre indagini scossero il mondo criminale maranese. Siamo verso la metà degli anni Duemila. Ci furono sequestri, indagini ma nulla o poco accadde sul fronte politico.
- La fine del sistema dei palazzinari storici, i Simeoli, l’arresto di Giuseppe Polverino e dei suoi principali affiliati, l’avvento (dopo qualche anno) degli Orlando, cambiò radicalmente lo scenario, anche politico
- Nel 2018 nuove elezioni, ma anche in quel caso nel civico consesso, come avvenuto negli anni precedenti, hanno trovato spazio persone in qualche modo collegate, per vincoli familiari, a personaggi finiti al centro di inchieste giudiziarie. Non basta questo per sciogliere un municipio, ma le indagini – due anni e mezzo fa – furono avviate proprio per questo aspetto. Poi si sono ampliate ed è arrivata una commissione d’accesso, che nei giorni scorsi ha ultimato il suo lavoro. Per sciogliere un Comune per mafia non occorre molto: basta che la giunta in carica sia colpevole di omissioni o abbia, seppur indirettamente, favorito qualche azienda border line. Basta questo.