Marano, i liquami nell’alveo dei Camaldoli: anche il parco Oasi di via Romano non era in regola. I pozzi ci sono, ma l’acqua nera confluisce ugualmente nel canalone

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Si arricchisce di un ulteriore capitolo la storia degli sversamenti di liquami fognari nell’alveo dei Camaldoli. Altri inquinatori, almeno una quarantina di nuclei familiari, risiedono in via Romano, al parco Oasi, un complesso immobiliare costituito da ben sette corpi di fabbrica, di cui uno abusivo.

La scoperta è stata fatta nei giorni scorsi dalla polizia municipale e ora sarebbero alla firma del dirigente dell’area tecnica del Comune i provvedimenti (diffide e ordinanze) amministrativi tesi ad interrompere l’ennesima pratica illecita.

Contrariamente a quanto appurato in via Corree di Sotto e nelle zone limitrofe, gli appartamenti del parco Oasi – sorto nella zona collinare della città – sono tutti dotati di pozzi e vasche per la raccolta delle acque nere. Quei pozzi, però, non vengono mai svuotati e di notte, grazie ad un semplice stratagemma (lo sfruttamento del fenomeno del troppo pieno), i liquami si canalizzano nell’alveo per poi confluire nel mare del litorale flegreo e giuglianese. Un disastro ambientale di proporzioni enormi, di cui in tanti erano a conoscenza e da tempo immemore. I controlli, in generale, sono partiti soltanto un paio di anni fa e solo sulla scorta di una segnalazione dei carabinieri del Noe che in quel periodo indagavano sull’inquinamento del litorale. L’iter che il Comune di Marano si appresta a seguire è quello già avviato per le centinaia di case di via Corree di Sotto, nella stragrande maggioranza dei casi sprovviste di pozzi e vasche di contenimento.

I residenti del parco Oasi, pertanto, saranno diffidati e invitati, con provvedimenti ad horas, a regolarizzare la propria posizione. In caso contrario scatterà – come avvenuto per diverse famiglie di via Corree di Sotto – anche la denuncia penale.

Ad oggi tra via Corree di Sotto e via San Rocco, secondo i dati forniti dalla polizia municipale, sarebbero 115 i nuclei familiari che avrebbero provveduto a dotarsi di regolari pozzi. In 70, invece, non lo avrebbero ancora fatto, mentre altri 70 sarebbero intenzionati a realizzare una sorta di un condotto fognario con fondi propri. Non è chiaro, però, in che modo e soprattutto in che tempi. Al netto di ogni considerazione, dunque, trascorsi circa due anni dalle prime diffide, dalle ordinanze di sgombero e denunce all’autorità giudiziaria (indaga la Procura di Napoli nord), ci sono tuttora 140 famiglie non in regola. Alcuni di queste avevano sperato di farla franca, presentando in municipio le pratiche (Scia) per la realizzazione dei pozzi. Poi, complice un momentaneo allentamento dei controlli, non avevano mai fatto il passo successivo. Dei pozzi, insomma, nemmeno l’ombra. Queste famiglie sono state diffidate nuovamente e ora – salvo ulteriori colpi di scena – dovrebbero finalmente dotarsi delle necessarie infrastrutture.

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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