Sfiducia a Bonafede, Renzi salva il governo

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Gli ex grillini Gianluigi Paragone e Mario Giarrusso hanno annunciato il loro voto contrario. “Sono con Di Matteo senza se e senza ma, ancora oggi non è chiaro perché Basentini fu scelto al Dap, e Di Matteo non c’è andato”, ha dichiarato il primo, mentre il secondo spiega: “Certamente lei è una persona perbene e nessuno lo può negare. Ma siamo qui per esaminare tutto il suo operato da ministro. Lei ha tradito 11 milioni di cittadini che ci avevano mandato in Parlamento per combattere la mafia”. Un segnale che, secondo Giarrusso, porta il nome del “simbolo” di Nino Di Matteo, il pm “sbandierato in campagna elettorale come destinatario di importanti incarichi”. Il ministero di Via Arenula, invece “è stato consegnato a una banda di amici di Palamara”. “Le persone perbene si dimettono di fonte a questi disastri”, ha concluso Giarrusso.

Il socialista Riccardo Nencini sosterrà la mozione di +Europa:“Mancata calendarizzazione della riforma del processo penale dopo i solenni impegni presi, cancellazione della prescrizione, gestione del Dipartimento delle politiche penitenziarie, riforma annunciata e poi disattesa del Csm hanno creato le condizioni perché i pilastri della civiltà giuridica venissero erosi e la tutela dei diritti dei cittadini venisse lesa”.

Pier Ferdinando Casini, invece, pur con molte perplessità, voterà la fiducia a Bonafede e ha fatto presente che “ci sono grandi contraddizioni tra le opposizioni. Perché le due mozioni hanno contenuti opposti. Eppure le opposizioni uniranno le forze per votarle entrambe”. E ancora: “Molti di noi – ha spiegato – hanno grandi perplessità sulla gestione del ministero della Giustizia, e io sono uno di questi. Ma lei ministro, se vuole corrispondere seriamente al giuramento prestato nelle mani del capo dello Stato, deve evitare nel suo intervento di replica l’impostazione giustizialista che ancora oggi il M5s continua a sostenere”.

Il ministro ha esordito presentandosi come “in tutto e per tutto, uomo delle istituzioni” e ha definito il dibattito delle ultime tre settimane come “gravemente viziato da allusioni e illazioni”. Bonafede ha, poi, ricordato di essersi confrontato col Parlamento attraverso vari strumenti:“al Senato, con quattro interrogazioni a risposta immediata, e alla Camera, con due interrogazioni a risposta immediata, un’audizione in commissione giustizia e un’informativa urgente in aula”. Parlando della nomina di Basentini al posto del pm Di Matteo ha subito sgombrato la discussione da ogni fraintendimento: “Tutti i fatti sono chiari e lo sono sempre stati: ci furono condizionamenti? Ancora una volta: No!”, ha chiarito. “La mafia non va a guardare gli organigrammi, avrebbe visto Di Matteo lavorare al fianco del ministro della Giustizia”, ha aggiunto. E su questo tema il ministro rivendica di aver combattuto il malaffare attraverso le leggi da lui promosse.

Sul tema dei contagi nelle carceri replica in modo sprezzante alle opposizioni “In tutto il mondo è un fatto in Italia lo avrebbe inventato il governo con il Cura Italia”, mentre il premier Giuseppe Conte si siede accanto al ministro degli Esteri Luigi Di Maio per ascoltare il suo intervento. E aggiunge: “Alla data del 19 maggio 2020 risultano accertati 102 casi di persone recluse positive, di cui solo una ricoverata in struttura esterna. Abbiamo avuto un massimo di 162 detenuti positivi. Per quanto riguarda il personale in servizio sono 164 i positivi. I numeri parlano da soli e dicono che il piano di prevenzione non solo c’era ma anche ha funzionato”. Secondo Bonafede“è totalmente falsa l’immagine del governo che avrebbe spalancato le porte ai detenuti” anche perché “igiudici hanno applicato leggi vigenti negli ultimi 50 anni e che nessuno aveva mai cambiato”.

Matteo Renzi, parlando in Aula, ha annunciato un sofferto voto contrario alla sfiducia: “La vendetta, ora, sarebbe servita su un piatto d’argento, ma non si fa politica applicando la legge del taglione e noi rifiutiamo la sua cultura del sospetto”, ha esordito e, rivolgendosi a Bonafede, ha aggiunto: “Spero, ministro, che questa vicenda possa far riflettere lei e i Cinquestelle”. E ancora: “Se votassimo con il metodo usato da lei nella sua esperienza parlamentare nei confronti dei membri del governo lei oggi dovrebbe andare a casa: Alfano, Guidi, Boschi, Lupi, Lotti, De Vincenti. Ma noi non siamo come voi”. Il leader di Italia Viva, poi, ha affondato il dito nella piaga e ha aggiunto: “Non ho dubbi, lei è tutto e tranne che avvicinabile dalla mafia, ma spero che questa vicenda possa far riflettere: essere additati ingiustamente, andare sui giornali, costringere la propria famiglia a subire l’onta fa male, la notte passi a pensare che è colpa tua”. Renzi ha incalzato Bonafede anche sulle scarcerazione dei boss, una vicenda in cui “c’è stata molta superficialità da parte del Dap e c’è ancora molto da fare sulla prescrizione, e sul processo penale e civile”. La conclusione del ragionamento dell’ex premier suona come un avvertimento al Guardasigilli grillino: “Faccia il ministro della Giustizia e non il ministro dei giustizialisti e vedrà che ci avrà al suo fianco”.
© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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