Marano, omicidio Passaro: emergono nuovi dettagli dall’interrogatorio di Perrone. “Quella festa a Pozzuoli e la presenza di D’Alterio”

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Omicidio Santino Passaro, ucciso a Marano nel 2008: emergono ulteriori dettagli dall’interrogatorio del collaboratore di giustizia Roberto Perrone, per anni referente nel comune di Quarto del clan Polverino.

Per Perrone, Passaro fu ucciso perché sarebbe stato l’amante della moglie di Armando Del Core, alias ‘o Pastore, esponente di punta del clan Nuvoletta e coinvolto nell’agguato che costò la vita al giornalista Giancarlo Siani. Il collaboratore di giustizia, che nel corso degli anni ha riferito su tantissimi episodi inerenti al clan un tempo egemone nei comuni di Marano, Quarto e Calvizzano, ha raccontato agli inquirenti che a “passargli l’informazione era stato Salvatore Liccardi”, meglio noto come “Pataniello”, altro affiliato ai Polverino nel comune di Quarto. Perrone non si è limitato a fare il nome del presunto assassino di Passaro, freddato con sei colpi di pistola la mattina del 21 gennaio di dodici anni fa all’interno di una Y10, ma ha aggiunto altri importanti particolari: “L’agguato fu commissionato dal boss Giuseppe Polverino – ha riferito ai giudici – Raffaele D’Alterio, affiliato al clan, fu l’esecutore materiale del delitto. Con lui, a bordo dello scooter che avvicinò l’auto guidata da Passaro, c’era Salvatore Simioli, meglio conosciuto come ‘o Sciacallo”.

L’omicidio Passaro si colloca nel periodo in cui il collaboratore di giustizia era ancora detenuto. Perrone sarebbe uscito dal carcere pochi mesi dopo e avrebbe partecipato a una festa, in realtà un vero e proprio summit di camorra, tenutosi in un appartamento di Pozzuoli di proprietà di un familiare di Polverino, al quale avrebbe preso parte anche D’Alterio che, secondo quanto dichiarato dal pentito, sarebbe entrato nelle grazie del capo clan “proprio perché pochi mesi prima aveva ammazzato Passaro”. “Mi stupii della presenza in quel contesto di Raffaele D’Alterio – ha dichiarato Perrone – Al tavolo c’erano, infatti, Salvatore Cammarota, Carlo Nappi, Giuseppe Simioli, io e Salvatore Liccardi. Fu quest’ultimo a rivelarmi, in un secondo momento, il motivo della presenza di D’Alterio”, meglio noto come “Lelluccio ‘a signurina”. D’Alterio e Simioli, entrambi affiliati alla fazione criminale di Polverino e già condannati per altri reati, sono da tempo detenuti. D’Alterio fu accusato di aver partecipato anche un altro omicidio, quello di Giuseppe Candela, avvenuto nel 2009 a Marano, ma fu poi assolto da ogni accusa.

 

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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