Ci sono almeno 20 milioni di euro di ragioni per cui gli attuali esponenti del consiglio comunale di Marano, di maggioranza e opposizione (nonostante le critiche, nonostante tutto), non si schioderanno dalle sedie o poltrone. Almeno da qui a breve. Venti milioni nel senso letterale del termine. Sei milioni e passa, per opere pubbliche (non ancora rese note), che arriveranno dalla Città Metropolitana; dodici-tredici milioni invece dalla Regione in veste di fondi Pics. Stanziamenti da utilizzare per contrastare il disagio economico, per il rilancio culturale e turistico della città e per la sicurezza urbana.
Ogni esponente del civico consesso ha un’idea, una proposta, un suggerimento su come utilizzarli: le fogne per la collina dei Camaldoli, via Recca, il mercato, l’ex istituto religioso delle suore ausiliatrici di don Bosco, le scuole, palazzo Merolla e chi più ne ha più ne metta.
Centinaia di proposte e non tutte, naturalmente, saranno prese in considerazione. La partita vera, però, è un’altra ed è quella relativa alle progettazioni. Sì, come accadde per il Piu Europa qualche anno fa. Sono in ballo, infatti, centinaia di migliaia di euro da affidare a consulenti esterni, professionisti, geometri, architetti, ingegneri, portaborse, amici degli amici. I progetti vengono prima delle opere e chi si accaparrerà i fondi per le progettazioni potrà farsi il suo bel giro di clientele. Con il Piu Europa accadde così: i progettisti incassarono ma le opere, almeno in alcuni casi, nemmeno si videro. Poi arriveranno i lavori, quelli veri, e lì inizierà ancora un’altra partita, attinente però alle ditte e agli “agenti esterni” al municipio.
Sono queste le ragioni vere per cui nessuno salterà dalla barca, almeno nel breve periodo. Accanto a queste vicende c’è poi quella, tutta in itinere, delle lottizzazioni edilizie che stanno, pian pianino, tornando in auge.
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