Marano, caso di scabbia (o meglio acariasi) nella scuola di San Rocco. Ecco la diagnosi precisa e come si cura

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Caso di scabbia alla scuola di San Rocco, ricostruiamo la vicenda. Oggi molti genitori, allertati da una rappresentante di classe, non hanno mandato i loro figli a scuola. C’è un bambino di 6 anni che avrebbe contratto la scabbia. Della vicenda abbiamo parlato sia con la preside dell’istituto sia con le mamme.

Alla luce di quanto emerso finora, la storia sarebbe andata in tal modo: la mamma del bimbo, alla comparsa delle macchie rosse, avrebbe accompagnato il piccolo da un dermatologo. La diagnosi sarebbe la seguente: acariasi. Cos’è l’acariasi? Una malattia prodotta sulla cute dell’uomo e degli animali dalla presenza di acari. Le acariasi più comuni nell’uomo sono la scabbia e l’acariasi da grano.

La mamma si è poi recata dal suo medico di base che avrebbe segnalato il caso, senza citare il nome del piccolo, all’Asl. La diagnosi precisa è acariasi, ma è molto probabile che si tratti proprio di scabbia.

Ecco cos’è e come si cura:

SCABBIA: è una parassitosi cutanea a trasmissione interumana provocata dall’acaro sarcoptes scabiei. E’ necessario un contatto fisico prolungato (rapporto sessuale) o la condivisione dello stesso letto o degli stessi indumenti o sacchi a pelo)

La scabbia è molto comune in età pediatrica e negli anziani, a causa delle ridotte difese immunitarie.

Solo raramente gli acari che parassitano gli animali (es. gatto, cane, etc) contagiano l’uomo. Si tratta in genere di infezioni fugaci ed autorisolventi.

Dopo un periodo di incubazione di 2 – 3 settimane inizia un prurito generalizzato specialmente notturno, perchè è di notte che l’acaro femmina, una volta penetrato nella cute, scava i cunicoli nello strato corneo, lunghi qualche millimetro, all’interno dei quali deposita le uova. Al momento della visita specialistica, non sempre il cunicolo è visibile e l’acaro deve essere ricercato mediante dermatoscopia (ricerca in vivo del sarcoptes scabiei).

Le papule sono una reazione dell’organismo all’acaro e provocano un prurito feroce , che si accentuasoprattutto di notte .

Con la visita dermatologica, vanno escluse altre possibili cause di prurito notturno. Spazi interdigitali delle mani, polsi, ascelle, ombelico, capezzoli e genitali esterni sono le aree più spesso interessate, mentre il viso generalmente è risparmiato.

In età pediatrica ci può essere impetiginizzazione dovuta al grattamento.

Le forme di scabbia non trattate tendono a manifestarsi con noduli (noduli post scabbiosi) che persistono anche mesi.

Le forme di scabbia del lattante e dei soggetti immunodepressi (es. persone che utilizzano farmaci immunosoprressori, soggetti HIV positivi, etc) sono molto aggressive.Tipica è la scabbia norvegese (detta anche scabbia crostosa o eritrodermica) , che si presenta con un’eritrodermia crostosa diffusa su tutto il corpo e perionissi e può simulare altre patologie (psoriasi, ezema)

ACARO DELLA SCABBIA: il sarcoptes scabiei humanus è di dimensioni molto piccole (0, 4 x 0, 3 mm la femmina e 0, 2 x 0, 15 mm il maschio), ha 4 paia di zampe corte, un colore biancastro.La femmina deposita nel cunicolo 40 – 50 uova che si schiudono dopo circa 3 giorni. L’acaro può colpire persone di ogni ceto sociale ed età, e l’igiene personale non mette al riparo dall’infezione. Esistono anche altri acari in grado di provocare manifestazioni cutanee simili alla scabbia, come ad esempio i parassiti di volatili (polli, anatre e piccioni), i parassiti dei rettili e gli acari della farina In questi casi si utilizza il termine generico di acariasi

REGOLE DI COMPORTAMENTO: nel sospetto di un’infezione da scabbia (forte prurito che si esacerba di notte, ed insorge contemporaneamente in più membri della stessa famiglia) effettuare una visita dermatologica con ricerca acaro in vivo (dermatoscopia) per poi procedere con la terapia.

TERAPIA:

I linea: permetrina, malathion, benzyl benzoato, lindano.

II linea: crotamitone , ivermectina (non disponibile in italia)

La terapia va effettuata da tutti i membri della stessa famiglia anche se non hanno prurito. Solo in questo modo si evitano recidive (per il passaggio da un familiare all’altro).

I noduli post scabbiosi, sono spesso il segno di un’avvenuta reazione immunitaria e talora persistono anche mesi dopo la guarigione. La biancheria intima, le lenzuola, le federe, i vestiti utilizzati, possono essere lavati a 100 °C oppure rinchiusi in un sacchetto di plastica per circa una settimana e lavati successivamente a 60°C. Anche se l’applicazione dello scabicida risulta corretta, in alcuni casi il prurito persiste nelle settimane successive.Potrebbe trattarsi di eczema da contatto al farmaco, o di una reazione di ipersensibilità alle sostanze liberate dall’acaro o a volte purtroppo di una recidiva.Pertanto in caso di mancata guarigione clinica è consigliabile ripetere la visita dermatologica con ricerca acaro, piuttosto che protrarre arbitrariamente la terapia con conseguenze a volte disastrose.

La SCABBIA è una patologia facilmente curabile , una volta accertata la diagnosi con la visita specialistica, in sole due settimane.

 

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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