Marano, area Pip: il grido d’allarme di alcuni imprenditori. “Il Comune rescinda subito il contratto con i Cesaro. E’ l’unico modo per salvare le nostre aziende”

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“Il Comune si attivi subito per rescindere la convenzione con la società dei Cesaro e acquisisca i capannoni dell’area Pip. Sono numerose le inadempienze contrattuali rilevate dai nostri tecnici: solo attraverso la chiusura di ogni rapporto con i Cesaro e aprendo un tavolo di confronto con gli amministratori comunali, riusciremo a salvare le nostre strutture e le attività ad esse connesse”. E’ la richiesta, il grido d’allarme lanciato da alcuni imprenditori dell’area industriale di via Migliaccio, titolari dei capannoni acquistati dalla Iniziative industriali di Sant’Antimo, la società dei scopo dei fratelli Raffaele e Aniello Cesaro, in carcere dallo scorso aprile con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Uno degli imprenditori ha già inoltrato una richiesta ufficiale all’Ente, oggi guidato da una triade commissariale.

Nella nota, oltre a sollecitare la rescissione contrattuale tra l’ente e la società che realizzò stand e infrastrutture nell’area di via Migliaccio, in gran parte sequestrate dalla Procura di Napoli, si fa riferimento ai mancati controlli posti in essere da alcuni ex dirigenti dell’area tecnica del Comune. Mancate verifiche sull’agibilità dei capannoni e sulle difformità urbanistiche poi riscontrate dagli stessi uffici comunali all’indomani del blitz dei carabinieri del Ros, avvenuto nel marzo del 2016.

“Ci sono incongruenze tangibili – spiegano gli operatori  che hanno investito milioni nel complesso industriale di Marano  – Abbiamo acquistato dai Cesaro strutture prive delle necessarie certificazioni, in primis quelle relative all’agibilità. Ad alcune persone sono stati venduti stand con destinazioni d’uso diverse da quelle previste nel bando di gara. Chi ha avviato un’attività commerciale o artigianale non è in regola, visto che nell’area Pip possono trovare spazio soltanto attività di tipo industriale. I controlli sul rispetto del capitolato spettavano al Comune, noi non ne eravamo nemmeno a conoscenza di certi dettagli. Abbiamo acquistato dai Cesaro in assoluta buona fede. Quelle verifiche, però, non solo non sono state mai eseguite, ma ora l’Ente, dopo anni di immobilismo, ha persino disposto il ritiro delle licenze e in qualche caso intimato l’abbattimento dei capannoni. Sarebbe il caso di requisire tutto e aprire una trattativa con coloro interessati a non perdere fondi e immobili”. In ballo vi sarebbe non solo il futuro dei capannoni, costati fior di quattrini (fino ad un milione di euro) e che oggi potrebbero essere acquisiti dalle banche che pretendono il completamento di pagamenti o di cambiali contratte con la ditta di Sant’Antimo, ma anche quello di centinaia di operai.

L’ente comunale, in teoria, potrebbe rescindere unilateralmente la convenzione sottoscritta diversi anni fa con la Iniziative industriali, acquisire parte dei capannoni, quelli non oggetto del sequestro, e tentare nel contempo di di escutere la fidejussione a garanzia delle opera (se ancora valida) per avviare i lavori di messa in sicurezza dei tratti di strada dichiarati non agibili. Lavori reclamati da tempo anche dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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