Falsa attestazione della presenza in servizio, sospeso per 30 giorni – nelle more del contraddittorio con il dirigente del suo settore – un dipendente comunale del settore Personale. Il dipendente, secondo quanto appurato dal suo dirigente, avrebbe attestato falsamente la presenza in servizio nel pomeriggio del 30 ottobre, giorno in cui il suddetto avrebbe dovuto recuperare le ore di debito contratte con l’Ente. La sospensione è solo il primo atto di un procedimento che potrebbe portare – alla luce delle nuove normative nazionali (legge Madia) – anche al licenziamento. E’ pressoché certo, però, che alla fine il dipendente (che per ora non percepirà lo stipendio) riuscirà in qualche modo a cavarsela. Già da giorni, infatti, si vocifera che il lavoratore si sarebbe recato momentaneamente presso gli uffici di via Nuvoletta dove sarebbe stato notato da alcuni funzionari. I sindacati avalleranno questa tesi, qualcuno testimonierà di aver visto e il dirigente Bonino, di riffa o di raffa, sarà costretto a tornare sui suoi passi. Indipendentemente da questo caso, sulla effettiva colpevolezza del dipendente in questione, è evidente a tutti che il male dell’ente è quasi tutto insito nella macchina comunale. Una macchina che i commissari, colpevolmente, non hanno voluto in alcun modo toccare.
Ecco cosa dice la legge in proposito:
ll lavoratore pubblico che truffa con una falsa attestazione in servizio, direttamente o per interposta persona, se colto in flagranza, sarà sospeso entro 48 ore e, sarà immediatamente avviato l’iter per il licenziamento disciplinare che dovrà avvenire al massimo entro 30 giorni.
E’ questo quanto previsto dal nuovo Testo Unico del Pubblico Impiego (d. lgs. 165/2001), che entrerà in vigore il 22 giugno prossimo così come modificato dagli ultimi due decreti attuativi della L. 124/2015, legge di riforma della PA targata Madia.
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