La storia di Francesco (nome di fantasia) è nota negli ambienti comunali, negli uffici dei servizi sociali in primis e anche del mondo scolastico. Francesco è l’ultimo figlio di una famiglia che, proprio di recente, è stata segnata da un terribile lutto: la morte del loro figlio maggiore, disabile dalla nascita, le cui problematiche erano anch’esse note al Comune di Marano.
Francesco ha frequentato in questi anni una scuola del territorio, la Siani di via Labriola. L’anno scorso sono sorti alcuni problemi tra Francesco, che aveva risentito e non poco del lutto in famiglia, e alcuni suoi compagni di classe. Da lì è scoppiata una querelle che si trascina da svariati mesi e che ha visto coinvolto anche qualche genitore, un insegnante e il dirigente scolastico. Ognuno, anche dopo l’intervento delle assistenti sociali, ha spiegato le proprie ragioni, difendendo il proprio operato o puntando l’indice contro la controparte. Versioni completamente agli antipodi che ci impediscono, non avendo altri parametri per giudicare, di formulare pertanto un giudizio preciso.
Fatto sta che la situazione è degenerata: i genitori di Francesco, che non navigano nell’oro, hanno chiesto, anche attraverso alcune missive, il nulla osta per il trasferimento del ragazzino in un’altra sezione della scuola, per “sopraggiunta incompatibilità ambientale” e spiegazioni esaustive (formali) in caso dieventuale rifiuto; la scuola, sollecitata anche dal commissario Reppucci, propostosi come mediatore tra le parti, ha risposto picche, motivando la decisione sulla base di precise indicazioni contenute nel regolamento dell’istituto. Gli assistenti sociali dell’Ente, che pure avevano rilevato qualche problemino nella relazione da loro sottoscritta (in quella della scuola, invece, si parla di buona integrazione da parte del piccolo) hanno consigliato ai genitori di Francesco – stante il diniego della Siani – di optare per il cambio scuola. I genitori, almeno in un primo tempo, hanno fatto sapere che non erano nelle condizioni di poter accompagnare il bambino in una scuola lontana dalla loro zona di residenza. Poi, vista l’impossibilità di ottenere il cambio di sezione (la Siani è stata irremovibile), hanno optato per il cambio della scuola, sollecitando gli assistenti sociali affinché si individuasse la migliore soluzione.
Ieri l’ennesima doccia gelata per la famiglia dell’alunno: di disponibilità non ve ne sarebbero, se non alla Ranucci, plesso che dista però parecchio dalla zona di residenza di Francesco.
Niente da fare anche sul fronte del trasporto scolastico e, almeno per i prossimi quattro-cinque mesi, per ottenere (per ragioni burocratiche) un contributo economico tale da consentire alla famiglia di accordarsi con il gestore di un pulmino privato.
Morale della favola? In otto mesi e passa non si è riusciti, in un senso o nell’altro, a mettere una pietra sopra una vicenda che alla fine non fa che danneggiare un bambino, di soli 8 anni, indipendentemente dalle responsabilità (eventuali) dei vari soggetti in campo? Possibile che non vi sia un solo posto libero in una delle scuole più prossime all’abitazione della famiglia di Francesco? Possibile che a pagare debba essere un alunno così piccolo ed emotivamente esposto a ripercussioni di tale portata?
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