
Si è consumato nell’arco di soli due anni il dominio del clan Orlando, la fazione criminale subentrata ai Polverino. Dalla primavera del 2015 al 18 aprile di quest’anno, quando i carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna hanno arrestato big e affiliati al gruppo dei “Carrisi”, storica roccaforte di una famiglia malavitosa che per decenni aveva operato all’ombra dei Nuvoletta e degli stessi Polverino.
L’indebolimento del clan della “Montagna”, che per circa 20 anni aveva detenuto il monopolio delle attività illecite sul territorio, aveva spinto i pezzi da novanta degli Orlando, guidati dal latitante Antonio, meglio noto come “Mazzolino” (nella foto), a tentare il salto di qualità. Nell’estate del 2015 i primi segnali del nuovo corso imposto dai vertici del clan, che oltre ad interessarsi al traffico di hashish, mettono gli occhi sui cantieri edili, il mercato ortofrutticolo e sugli imprenditori di punta dell’hinterland a nord di Napoli. Attività estorsive a tutto spiano, gestite o portate avanti da un gruppo di “guagliuni”. Tra loro i fratelli Armando, Raffaele e Vincenzo Lubrano, rampolli di una famiglia di camorra di Pignataro Maggiore legata da vincoli sia con gli Orlando che con i Nuvoletta.
E’ Armando a lanciare la sfida alla piccola pattuglia dei “polveriniani” ancora in libertà, che dopo qualche mese di scaramucce, forse per evitare guai, decideranno di unirsi proprio al gruppo dei “Carrisi”. E’ sempre Armando, il nipote prediletto di Raffaele Orlando, alias “Papele”, uno degli esponenti più influenti della famiglia, a minacciare Totonno Polverino, lo zio del “Barone” dei Camaldoli, latitante dal 2011.
Quello del racket era diventato il loro marchio di fabbrica, ma ben presto si è anche rivelato fonte della loro repentina caduta. I carabinieri del Ros, ancor prima dei militari di Castello di Cisterna, seguendo l’imprenditore Antonio Di Guida, amico dei Cesaro e interessato all’affare Pip di Marano e finito proprio nel mirino degli Orlando per un’estorsione da 500 mila euro, erano riusciti a documentare una serie di attività illecite poste in essere dal gruppo Orlando.
Le indagini, approfondite dai militari di Castello di Cisterna, hanno poi fatto luce sulle modalità di vendita degli stupefacenti, sull’organizzazione delle piazze di spaccio, alcune delle quali gestite nel confinante comune di Quarto, e sul capillare controllo del territorio. In manette erano finiti, tra gli altri, Gaetano Orlando, titolare di un’autorimessa ubicata a due passi dal municipio di Marano, Angelo Orlando, alias ‘o Malommo, Raffaele Orlando, meglio noto come “Papele”, Crescenzo Polverino, Salvatore Ruggiero, Lorenzo Nuvoletta, nipote del defunto boss di Vallesana, e i fratelli Lubrano. Ieri l’ulteriore mazzata inflitta al clan che sognava di seguire le orme dei Polverino, con il sequestro preventivo dei beni per un valore di 10 milioni di euro: case, cavalli da corsa, una barca e decine di conti correnti postali e bancari.
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