Gli Orlando e il romanzo criminale (e non solo) che ha fatto la storia di Marano

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CRO NAPOLI MARANO ARRESTATO PERCHE' TENEVA SEGREGATA LA COMPAGNA INGLESE CHE RIESCE A DENUNCIARE INVIANDO UNA E-MAIL DI AIUTO SUL PORTALE DEI CARABINIERI IN FOTO IL MESSAGGIO DELLA DONNA NELLA FOTO ANTONIO ORLANDO FOTOGRAFATO NEL 1982 DURANTE UNA RETATA AL CLAN NUVOLETTA (NEWFOTOSUD) NEWFOTOSUD
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La storia del clan Orlando, azzerato dopo il recente blitz dei carabinieri di Castello di Cisterna, è soprattutto il racconto di una famiglia che ha attraversato tutte le fasi delle complesse vicende politico-criminali di Marano. Dal Dopoguerra in poi, infatti, gli Orlando sono sempre stati sotto i riflettori, anche quando i “padroni” della città rispondevano ai nomi di Lorenzo Nuvoletta, defunto boss alleato con i “Corleonesi” di Totò Riina, e Giuseppe Polverino, alias ‘o Barone, l’uomo che ha reso Marano una delle capitali europee del traffico internazionale di hashish.
Il nome degli Orlando balza la prima volta agli onori delle cronache negli anni Cinquanta del secolo scorso. Angelo Orlando, zio di di Antonio, meglio noto come “Mazzolino”, latitante (in una foto degli anni Ottanta), Raffaele, Gaetano Orlando, considerati al vertice del sodalizio criminale finito nel mirino dei magistrati della Dda, è eletto sindaco della città. Sindaco comunista, il primo in una città che a quel tempo contava poco più di 30 mila abitanti. Primo cittadino amato e apprezzato da tanti, ma non da qualche vecchio avversario politico. Un ex fascista, Castrese De Vivo, attentò infatti alla sua vita, ma Angelo riuscì a schivare i colpi, esplosi nei pressi della sua abitazione, e a salvarsi per il rotto della cuffia.
Non resse all’evento invece la moglie, colta da malore e morta pochi giorni dopo l’agguato. Il figlio di Orlando, Gaetano, per tutti “Tanino ‘è Bastimento”, noto per il suo carattere impulsivo e ribelle, covò a lungo la vendetta. Sparò, dopo qualche tempo, all’attentatore del padre che, seppur ferito, riuscì a cavarsela. Non ce la fece, invece, una bimba di soli tre mesi colpita da un proiettile vagante mentre era tra le braccia della madre. Per quell’episodio “Tanino ‘e bastimento” scontò qualche anno di carcere: gli fu riconosciuta, infatti, l’attenuante della legittima difesa. Tornato in libertà, decise di vendicare anche lo zio Antonio Orlando, meglio noto come “Totonno ‘o Mastrone”, uomo “d’onore” di Marano, schiaffeggiato – durante il periodo della sua detenzione – da Pasquale Simonetti, il famigerato “Pascalone ‘e Nola, uno dei pezzi da novanta della camorra napoletana degli anni Cinquanta.
“Tanino”, ufficialmente commerciante di frutta, lo affrontò di buon’ora nel mercato ortofrutticolo di corso Novara, a Napoli. Era il 1955. Simonetti, legato sentimentalmente a Pupetta Maresca, si rivolse a “Bastimento” con fare di sfida.”Embè nun me salut”, disse al giovane che si era fermato al suo cospetto. Gli sguardi dei due si incrociarono per pochi secondi, poi “Tanino” afferrò la rivoltella e fece fuoco contro “Pascalone”. L’uomo spirò pochi giorni dopo presso l’ospedale “Incurabili” di Napoli.
Per quell’omicidio “Bastimento” fu condannato a 16 anni di carcere. La Corte che lo giudicò non ritenne che l’omicidio di “Pascalone ‘e Nola” – così come ipotizzato dalla pubblica accusa – fosse stato commissionato dai cugini di Orlando, ovvero dai Nuvoletta, in quegli anni leader del settore dell’ortofrutta e rivali in affari di “Pascalone ‘e Nola”. Orlando e Nuvoletta, un connubio criminale antico, suggellato anche da legami di sangue: la mamma di Lorenzo e Angelo Nuvoletta (mandante dell’omicidio di Giancarlo Siani), i capi indiscussi del clan che avrebbe poi spadroneggiato negli anni Ottanta, combattendo e vincendo la guerra contro la Nco di Raffaele Cutolo, era proprio una Orlando.
E un Orlando è anche un altro “noto” cugino dei capi clan arrestati qualche giorno fa a Marano. Si tratta di Armando Orlando, alias ‘o Tamarro, pregiudicato che ha investito gran parte dei suoi guadagni in molte attività a Tenerife, in Spagna. Il nome di Armando Orlando, cugino di “Tanino ‘e “Bastimento”, è stato tirato in ballo da diversi pentiti. Uno di questi, Massimo Tipaldi, ha riferito agli inquirenti che “‘o Tamarro possiede un albergo a Cuba, dove negli anni Novanta ha soggiornato l’allora latitante Giuseppe Polverino, capo dell’omonimo clan”. “E’ risaputo nel nostro ambiente – riferì il collaboratore di giustizia – che Armando Orlando cammina a braccetto persino con Fidel Castro”.
Ma il nome degli Orlando figura anche nel recente decreto di scioglimento del consiglio comunale di Marano. La commissione d’accesso agli atti, inviata un anno fa dalla prefettura, ha accertato che Angelo Orlando, primogenito di “Tanino ‘e Bastimento”, fu sepolto, nel luglio del 2016, nel cimitero di Vallesana “in orari non consentiti e in barba ai regolamenti dell’ente cittadino”. La sepoltura fu eseguita dalla ditta Cesarano, spesso finita sotto i riflettori della magistratura napoletana, scatenando un vespaio di polemiche culminate con l’apertura di un procedimento disciplinare a carico di uno dei dipendenti del camposanto.
In quello stesso periodo – come confermato dagli ultimi provvedimenti giudiziari – il clan Orlando si imponeva come fazione criminale egemone nei settori dello spaccio di droga e del racket (attività seguita prevalentemente da un altro Orlando, Angelo, meglio noto come ‘o Malommo) nei comuni di Marano, Quarto e Calvizzano, subentrando di fatto al clan Polverino, ridotti ai minimi termini dopo i numerosi arresti degli ultimi anni.
Il Mattino
© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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