Dopo ventisei anni i responsabili di tanti omicidi, perpetrati a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, nella città del corallo vedranno (a breve) comminarsi le pene. Una guerra spietata tra i Gargiulo e i Galliano-Mennella per il controllo del territorio. Un sistema criminale che operava a Torre del Greco. Ma soprattutto i familiari delle vittime sapranno con certezza chi ha ucciso. Giustizia anche per chi è caduto sotto il piombo ma era innocente. Per il povero cameriere ammazzato, Domenico Di Donna (all’epoca aveva sessantuno anni) che nel giorno della strage del venerdì santo, primo aprile 1988, si trovò nel posto sbagliato sotto la raffica dei proiettili. Serviva ai tavoli nella “Taverna del buongustaio” quando un commando entrò e sparò all’impazzata con lupara e calibro 38 special contro il boss Ciro Fedele, Antonio La Rocca e Giuseppe Magliulo, uomini del clan Galliano-Mennella.
Nella requisitoria del pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Napoli (Dda) una ricostruzione di tutte le azioni delittuose e l’elenco di tutti i capi d’imputazione ai danni di Eugenio Gargiulo, con la richiesta di diciannove anni; il fratello Patrizio diciotto anni; Amodio Malvone dodici anni; Antonio Quartuccio dodici anni e otto mesi e in più il riconoscimento dell’articolo 8 della legge 203 del 1991 giacché è un collaboratore di giustizia come gli altri. Tutti oggi sono rei confessi di alcuni omicidi quali: Raffaele Galliano; appunto, la strage del venerdì santo, Giuseppe Marano alias « Dobermann », Di Giacomo, Antonio Pagano, Raimondo Quartuccio, Giovanni Granato e Gerrado Borriello.
I Gargiulo, all’epoca, erano alleati del temibile cartello criminale Falanga-Gallo, egemone a Torre del Greco. La testa del gruppo era rappresentata dai due fratelli: Eugenio e Patrizio che erano i mandanti e gli organizzatori degli assassini.
In Corte d’assise (terza sezione) del Tribunale di Napoli – l’udienza presieduta dal giudice Giuseppe Sassone – si sta per concludere l’iter procedurale dopo un’enormità di anni trascorsi dai tragici fatti di camorra nell’area costiero-vesuviana. Infatti, l’avvocato Giuseppe Rizzo (parte civile in difesa della famiglia Di Donna) nel suo intervento ha così dichiarato: « Finalmente sarà fatta giustizia per i familiari del povero Domenico, onesto lavoratore e oggi i tre figli, che all’epoca erano minori, sapranno chi furono i responsabili della morte del loro genitore ». La camera di consiglio è prevista il prossimo 27 dicembre, aula giudiziaria 114.
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