Il terremoto si sposta verso nord: due faglie ancora silenziose

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Il terremoto si sta spostando verso Nord e non è prevedibile cosa potrebbe succedere in caso di nuove scosse, anche superiori alla magnitudo 5.9 che ha colpito le Marche mercoledì sera, perché ad attivarsi è stata una faglia, ma ce ne sono altre due “silenziose”.

L’allerta di esperti e geologi è concentrata sugli Appennini, ma non solo. “C’è la probabilità di avere aftershocks. Non sorprendiamoci se ci saranno altri episodi di magnitudo 4 o 5, anche se tendono a calare di numero”, spiega al Messaggero Alessandro Amato, sismologo dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia. “Tutto l’Appennino centrale è un’ area sottoposta a una stiramento crostale continuo che conosciamo e possiamo misurare”. “L’area che va dall’Adriatico al Tirreno – continua Amato – si stira a una velocità di 5 millimetri l’anno. Questo significa che ogni 100 anni ci sono 50 centimetri di deformazione. Le faglie sono ferme fino a che resistono a questo stiramento e poi si muovono a seconda del loro ciclo”.

Più le fratture sono estese, più la magnitudo con cui si manifesta il terremoto, è alta. “Il fatto – spiega Amato – che quella deformazione venga rilasciata a pezzi, con fratture di faglia non lunghe, è una fortuna. Il sistema dei segmenti di faglia si rompe un po’ alla volta. In genere sui 15-25 chilometri. Giusto per fare un paragone con quello che è successo da agosto a oggi, va ricordato che il terremoto in Irpinia (il 23 novembre 1980, magnitudo 6.9 e quasi 3.000 morti, ndr) avvenne per una rottura di faglia di cinquanta chilometri”.

“Nell’area interessata alle scosse di questi giorni la magnitudo massima potrebbe arrivare tra 6 e 6.5. Mentre in Abruzzo si può arrivare anche a 7. Sempre che si rompa una sola faglia. Poi ci sono tante variabili che entrano in gioco, dalla profondità, alle frequenze fino alla propagazione verso nord o verso sud”. La faglia che si è attivata il 26 ottobre è una delle tre faglie silenziose di cui si parla dal sisma di Amatrice. “Una di queste tre faglie si è effettivamente messa in moto”, ha spiegato il presidente della Commissione Grandi Rischi Sergio Bertolucci: “La faglia interessa la zona compresa tra il Monte Vettore e il Monte Bove e si è mossa per 15-20 chilometri”. Il terremoto di magnitudo 5,4 avvenuto alle 19.10 di mercoledì fra le province di Perugia e Macerata è avvenuto nel margine settentrionale della sequenza sismica del 24 agosto. “Per questo può essere considerato a tutti gli effetti una replica di quel terremoto – osserva il sismologo Massimo Cocco, dell’Ingv -. Il fatto che il terremoto fosse avvenuto nel margine settentrionale della sequenza attivata il 24 agosto ci faceva pensare che la sequenza sismica stesse migrando verso Nord, ed è proprio quello che è accaduto”.

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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