Marano story. Parte Prima. Lo scioglimento per mafia del Consiglio comunale del 1991

La storia di Marano: gli scioglimenti per mafia e i politici coinvolti.

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Marano e gli scioglimenti per mafia delle amministrazioni cittadine. Se ne parla da mesi, da quando in città sbarcò la commissione straordinaria inviata dal prefetto Pantalone, la cui relazione potrebbe determinare (si saprà tra un mese o due) un ennesimo scioglimento per ingerenze della malavita – dirette o indirette – nella sfera della pubblica amministrazione.

Ce ne occupiamo oggi inaugurando una sorta di rubrica che, per qualche tempo, accompagnerà i lettori in un percorso fatto di excursus storici, analogie, dati e situazioni che hanno indotto negli anni, dal 1991 ad oggi, gli organi giudiziari o della prefettura ad accendere i riflettori sull’ente comunale e sul suo apparato amministrativo.

Partiamo dal 1991, dal settembre di quell’anno e dal decreto di scioglimento firmato dall’allora Presidente della Repubblica.

La premessa. Pochi mesi prima dello scioglimento, era il marzo del 1991, l’allora sindaco della città, Antonio Spinosa, si dimise dall’incarico dopo solo un anno di consiliatura. La sua giunta, un monocolore Dc, venne sostituita dopo alcune settimane di polemiche e colpi di scena da un esecutivo guidato da Carlo Di Lanno, che varò una giunta sostenuta, oltre che dalla Dc, da Psi, Pds, Pri, Pli e Psdi. Tutti dentro, insomma, per una sorta di giunta di salute pubblica che contemplava la presenza anche di buona parte della sinistra cittadina. Critiche alla grande “ammucchiata” furono espresse soltanto dal comunista Fanelli, in dissenso con il suo partito, e da dieci democristiani dissidenti.

Passarono solo pochi mesi e a fine settembre il ministro dell’Interno, sulla scorta della relazione del prefetto di Napoli, propose al Consiglio dei ministri di procedere allo scioglimento del Comune di Marano. L’ente fu sciolto per 18 mesi e fu guidato, per quel lasso di tempo, dai commissari Roberto Amato, Ugo Del Matto e Giuseppe Canale. L’atto, inviato al Comune dall’allora viceprefetto ispettore aggiunto Gabriella Tramonti, la donna che vent’anni dopo fu chiamata a dirigere il Comune dopo le dimissioni di Mario Cavallo, era firmato dal ministro dell’Interno Vincenzo Scotti e dal presidente della Repubblica Francesco Cossiga.

Cosa c’era scritto in quella relazione?

Con la relazione del prefetto di Napoli – scrivevano gli organi istituzionali dell’epoca – sono stati evidenziati i collegamenti diretti e indiretti tra amministratori comunali e criminalità organizzata, con carattere di continuità per la presenza all’interno dell’amministrazione locale di soggetti legati alle famiglie malavitose del territorio.

Come risulta dal rapporto, a Marano opera, incontrastata, l’organizzazione criminale capeggiata dal boss Lorenzo Nuvoletta, presente in varie attività economiche e imprenditoriali e professionali. A tale cosca sono risultati collegati alcuni dei componenti del civico consesso.

Gli ispettori che indagarono su Marano focalizzarono la propria attenzione su tutti i consiglieri e gli assessori comunali e, spulciando tra le righe di quel vecchio decreto, ci sono i nomi dei sette politici del tempo che vennero definiti collegati in qualche modo, anche per vincoli di parentela, alla malavita locale. Altri, pur non essendo definiti contigui alla malavita, vennero indicati per le attività illecite svolte o per altri tipi di reati commessi.

In quella lista di nomi figuravano quelli di un ex vicesindaco oggi detenuto, di alcuni imprenditori legati alle famiglie Nuvoletta, Simeoli e Orlando, di un ex sindaco e altri ancora, alcuni dei quali con gravi precedenti penali.

Nella prossima puntata le trame politiche, i nomi dei consiglieri e degli assessori dell’epoca.

 

 

 

 

 

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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