La difesa del boss: “Violava la sorveglianza dopo i litigi con la moglie”

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Ciro Nappo aveva violato la sorveglianza speciale «ma lasciava la casa solo dopo aver litigato con la moglie». A sostenerlo sono le indagini della polizia, spiegate stamattina durante il processo al 43enne Ciruzzi capa ‘e auciello, ritenuto dall’Antimafia il reggente del clan Gionta di Torre Annunziata.

Dinanzi al collegio della seconda sezione penale del tribunale oplontino (presidente Antonio Pepe, a latere Mariaconcetta Criscuolo e Federica De Maio), si è chiuso oggi il processo a Nappo, accusato di violazione delle prescrizioni. Il 43enne è stato condannato a 2 anni e 3 mesi di reclusione, come richiesto dal pm Fabrizio Vanorio della Dda di Napoli, ma senza aggravante mafiosa. I fatti risalgono all’aprile 2015, quando Nappo – difeso dagli avvocati Giovanni Tortora e Gaetano Rapacciuolo – aveva abbandonato il tetto coniugale. «Dopo una lite» hanno confermato i poliziotti, testimoni in aula. Dopo qualche giorno, però, quella fuga da casa si è trasformata in latitanza per sfuggire alla cattura per una condanna definitiva per associazione mafiosa. Tutto è avvenuto successivamente, dunque dall’accusa è decaduta l’aggravante. Nappo è stato latitante per un anno ed è stato arrestato dai carabinieri il 26 maggio scorso: si nascondeva in un casolare a Trecase, alle falde del Vesuvio, con panorama mozzafiato sul Golfo di Napoli.

Il Mattino

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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