Si è chiusa, con un finale da barzelletta ampiamente annunciato, la vicenda che vedeva coinvolto un dipendente del cimitero di Marano, accusato dai funzionari comunali (con tanto di denuncia del caso ai carabinieri) di non essersi opposto alla sepoltura (non autorizzata e avvenuta di pomeriggio) di Angelo Orlando, morto qualche settimana fa.
Il dipendente, che ha sempre professato la propria innocenza e rispedito al mittente ogni accusa e che aveva segnalato per primo il caso, chiedendo di esser trasferito ad altro settore, è stato punito con la sottrazione di 4 ore di lavoro: un provvedimento emanato ieri dal segretario generale D’Ambrosio (alla luce di una nuova nota del responsabile del settore Veccia) e non dalla commissione disciplinare dell’Ente investita in un primo momento del caso.
Una decisione ridicola, un compromesso senza senso che scontenta anche il dipendente comunale. Se Del Prete era innocente o impossibilitato ad opporsi alla sepoltura, eseguito dalla ditta Cesarano, doveva essere assolto senza se e senza ma; se invece, come scrive la D’Ambrosio nella sua relazione, si è macchiato di gravi negligenze, allora la pena è evidentemente sproporzionata al ribasso.
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