Grillini versus Contiani, la guerra continua

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Aspettando il 19 e 20 ottobre, data in cui si svolgerà la tanto attesa Assemblea, va avanti lo scontro fra Giuseppe Conte e Beppe Grillo. Per gli storici attivisti la Costituente, voluta dall’ex premier, servirebbe solo a cambiare il simbolo e ad archiviare la tanto discussa regola dei due mandati. Non la pensano allo stesso modo ovviamente i sostenitori dell’ex premier, che invece considerano questo momento di confronto come un’opportunità per rilanciare una forza, che necessita di una repentina scossa. Una differenza di posizioni che, comunque, non spaventa il capogruppo in Senato del M5S Stefano Patuanelli, che rimarca come «l’opinione di Grillo conta poco, a differenza di quella della comunità». Sui territori, intanto, è guerra aperta tra le varie anime pentastellate, a partire da Bari. Nel capoluogo pugliese, ad esempio, c’è più di una semplice spaccatura tra chi intende continuare a sostenere l’amministrazione Leccese, come il vicepresidente Mario Turco, che addirittura vorrebbe replicare tale modello alle prossime regionali e chi, al contrario, vorrebbe silurarla all’istante perché ne condivide poco o nulla. Anche in Liguria, l’unità resta un miraggio. Aumentano i malumori, ad esempio, fra coloro che non vorrebbero ritirare la candidatura del senatore Pirondini per lasciare campo libero all’ex ministro Orlando. C’è, poi, quel battitore libero dell’ex presidente dell’Antimafia Nicola Morra, la cui campagna elettorale sembra essere più orientata a criticare l’attuale leadership dei gialli che a battere il centrodestra uscente, capeggiato da Cavo.

A proposito di ribelli della prima ora, dopo gli ex ministri Toninelli, Lezzi, la rediviva Raggi, la scontenta Castellone, ora anche l’ex ministra della Difesa Trenta sposa la causa dell’Elevato che la portò a Palazzo Chigi. Nelle file dei big fedeli al fondatore, c’è più qualcuno che vorrebbe vendicarsi contro quel professore, che ha estromesso uomini e donne delle origini per dare spazio alla mai accettata società civile. Ragione per cui Conte non può restare inerme e deve arruolare qualunque soldato a disposizione, pure quel movimento Lgbt, lasciato fuori alle ultime Europee. Il partito Gay, come viene spiegato in una nota, «è pronto a confluire nei 5 Stelle». Secondo il portavoce del movimento Fabrizio Marrazzo la proposta di un network convince e non poco la forza che, già alle ultime regionali in Sardegna, aveva appoggiato apertamente la governatrice Todde: «L’obiettivo- spiega – è quello di far confluire tutte le persone che hanno a cuore i diritti Lgbt+ e vogliono collaborare con il nuovo M5S, che uscirà dalla costituente». Un apporto, che secondo i sondaggisti, potrebbe portare oltre 2 punti a Conte e compagni. Allo stato, però, l’urgenza per l’ex premier è capire come conciliare le varie proposte, che stanno venendo fuori nella prima fase della costituente. Tra gli attivisti, ad esempio, c’è chi chiede un inno, chi una tv e chi addirittura vorrebbe premiare gli attivisti che scendono di più in piazza. La domanda, pertanto, resta una sola: il docente riuscirà a fare ordine in un disordine che, a questo punto, va oltre le abituali divisioni.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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