La Corte di appello di Palermo si era rifatta addirittura al detto latino di Ovidio “vis grata puellae” – “la forza è gradita alla fanciulla” – per giustificare l’assoluzione dell’uomo accusato di aver violentato una ragazza mentre la riaccompagnava a casa, dopo una serata trascorsa in discoteca. Per i giudici, infatti, non era stato ritenuto sufficiente il rifiuto verbale della vittima, ossia il suo “no” al rapporto sessuale: il fatto che la vittima non fosse fuggita e non avesse riportato evidenti lesioni, dimostrerebbe che aveva, anche solo implicitamente, prestato il suo consenso. Ma il 2 aprile scorso la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di secondo grado del 23 giugno 2022. «La Corte d’appello ha più volte evidenziato – precisano gli Ermellini – l’assenza di una reazione fisica della persona offesa, nonché l’assenza di segni esteriori indicativi di una violenza, facendo richiamo alla anacronistica massima della vis grata puellae, assunto in base al quale la donna ha un onere di resistenza, forte e costante, agli approcci sessuali dell’uomo, non essendo sufficiente manifestare un mero dissenso».
La Cassazione: “E’ stupro anche se la donna non fugge”
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