Esorcismo e torture, la mattanza compiuta in 10 giorni. Prima l’uccisione della moglie

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Si erano stabiliti nella villetta dell’orrore con l’obiettivo di scacciare i demoni. È stata una carneficina. Una coppia di palermitani sarebbe stata complice dell’uomo che ha ucciso la moglie e i figli ad Altavilla Milicia, in provincia di Palermo. «Dicevano che i demoni erano dentro mia sorella e mio nipote, che dovevano essere bruciati e sepolti i demoni, noi pensavano in modo figurato», racconta il fratello di Antonella Salamone, una delle tre vittime. Le sue parole aggiungono tasselli alla ricostruzione della Procura di Termini Imerese.

La coppia che avrebbe partecipato

L’uomo tira in ballo Sabrina Fina e Massimo Carandente, di 41 e 50 anni, che avrebbero partecipato all’esorcismo e contribuito al triplice omicidio. Il reato di omicidio plurimo viene contestato in concorso a tutti e tre gli indagati. Il solo marito risponde anche della soppressione del cadavere della moglie, bruciata nel giardino della casa. La coppia respinge le accuse. L’avvocato Sergio Sparti, che li assiste, li ha incontrati in carcere. «Sono sconvolti e si professano innocenti. Attendiamo la convalida ma ci sono degli spunti per indagini difensive». Che vivessero a casa Barreca lo conferma anche il fratello della donna bruciata: «Lei voleva mandarli via, quello che li teneva in casa era lui (si riferisce al cognato ndr), hanno detto che dovevano dormire lì per togliere gli spiriti».

Il rito di purificazione

Nella villetta sarebbe avvenuto un macabro rito, durato almeno 10 giorni e scandito da violenza e sofferenza. Chi è entrato nell’immobile riferisce di essersi trovato di fronte ad una «scena agghiacciante, di ferocia inaudita». Giovanni Barreca ha conosciuto Sabrina Fina e Massimo Carandente a Palermo. Frequentavano la stessa comunità da cui si sono distaccati per organizzare un gruppo di preghiera autonomo. Sarebbe stato Barreca a chiedere l’aiuto dei due amici, i quali avrebbero sostenuto di essere in grado di liberare le vittime possedute dal demonio. Ed ecco la decisione di organizzare il rito di purificazione di cui ha parlato, nelle poche parole pronunciate, la terza figlia diciassettenne di Barreca risparmiata dall’esplosione di violenza. «Hanno fatto un esorcismo per liberarci dal demonio», ha raccontato. È ancora sotto choc nella comunità protetta che la ospita. Barreca ha chiamato i carabinieri nella notte fra sabato e domenica per raccontare tutto e costituirsi. Era a Casteldaccia, un paese vicino. «Ho ucciso la mia famiglie, venite sono al bar», ha detto. In realtà moglie e figli erano morti da giorni.

La mattanza

La prima ad essere uccisa, probabilmente fra giovedì e venerdì scorsi, sarebbe stata Antonella Salamone. Solo l’autopsia potrà dare maggiori certezze sui tempi dei delitti. I resti carbonizzati sono stati trovati nel giardino della villetta dove la famiglia abitava. Il corpo è stato bruciato assieme ad alcuni vestiti della vittima e a delle suppellettili. Oggetti di una vita quotidiana distrutta. Le fiamme hanno divorato tutto, sono rimasti dei frammenti ossei, segno che il fuoco è rimasto acceso a lungo. Tra venerdì e sabato i protagonisti del rito sarebbero diventati i figli Kevin ed Emanuel, di 16 e 5 anni. Non andavano a scuola da lunedì scorso. Anche questo particolare potrebbe non essere casuale. Gli insegnanti avevano chiamato e i due alunni avevano detto di sentirsi male. Nulla di grave. In Italia circola l’influenza e la risposta non aveva destato sospetti. Il figlio sedicenne sarebbe stato incatenato, stretto in una morsa che gli ha tolto il respiro fino a ucciderlo. Entrambi i fratelli presentavano delle ecchimosi in vari punti del corpo, compatibili con i tentavi di liberarsi ma anche con i colpi subiti. Il rito di purificazione prevedeva il martirio, con delle atroci sofferenze a cui non avrebbero retto.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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