Giulia Tramontano, il papà rompe il silenzio: «Mia figlia è morta perché voleva un bambino. Credeva nell’amore»

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«Giulia è morta perché voleva un bambino. Voleva crearsi una famiglia. Ha creduto nell’amore. Questo è quello che noi vogliamo dire di Giulia, non aggiungiamo altro». A dirlo Franco, padre di Giulia Tramontano – uccisa il 27 maggio scorso a Senago mentre era in attesa della nascita del figlio Thiago dal compagno Alessandro Impagnatiello – visibilmente commosso mentre veniva abbracciato dal vescovo di Cassano allo Ionio monsignor Savino, a margine della cerimonia di inaugurazione della stanza d’ascolto per le vittime vulnerabili dedicata a Giulia e a Thiago aperta nel commissariato di Castrovillari della Polizia di Stato. La stanza è stata realizzata grazie alla donazione di due cittadini di Castrovillari, Giuseppe Molino e Innocenzo Barletta, che hanno donato una somma di denaro trovata in una busta chiusa della quale non si è riusciti a risalire al proprietario. All’interno della stanza «Giulia e Thiago» è stato realizzato un murales ad opera dell’artista Antonino Perrotta e dell’associazione Rublanum.

Basta ai femminicidi»

«Diciamo basta ai femminicidi – ha detto monsignor Savino -. Dico a tutti gli uomini, per favore. Dobbiamo educarci tutti quanti al senso della non appartenenza. La donna non ci appartiene, appartiene a se stessa, alla vita. Appartiene a chi si è fatta strumento di vita per loro. Liberiamoci dalla cultura del possesso. L’amore non è possesso, l’amore è dialogo, è rispetto, costruzione. L’amore è guardare verso la stessa direzione. Sono contento di questa inaugurazione perché è importante la memoria, non soltanto perché dobbiamo ricordare le vittime, ma dobbiamo anche ricordare perché non ci siano più vittime».

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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