MARANO, CORSI E RICORSI STORICI. ELEZIONI, IL CENTRODESTRA CHE FAVORISCE LA SINISTRA. COME ACCADDE NEL 2009

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Non è la prima volta che a Marano, destra o centrodestra, favoriscono la sinistra. E’ accaduto quest’anno, alle ultime amministrative, ma era accaduto anche dodici-tredici anni fa. Purtroppo molti cittadini hanno memoria corta, leggono poco e sono poco documentati sul piano politico. Urge, dunque, una ripassatina.

Matteo Morra, neo sindaco, deve ringraziare, tra gli altri, Vincenzo Micillo (politicamente sempre affine alla destra), Domenico Catuogno, ex rappresentante di Alleanza Nazionale, oggi consigliere, Luigi Di Marino, il geometra che per anni si era candidato con Forza Italia e oggi divenuto consigliere, Teresa Giaccio, candidata sindaco di Fratelli d’Italia cinque anni, Barbara Schiattarella, in questa tornata candidata sindaco del centrodestra, Carmine Carandente, esponente di Fdi vicinissimo alla Giaccio, con le sue centinaia di voti. A dare una mano a Morra, fino a poche settimane fa contestato per il suo passato nella giunta Perrotta e criticato per alcune vecchie vicende amministrative, tra cui i fondi Piu Europa, anche alcuni elementi in passato vicino alla Lega e quest’anno candidati in una delle liste di Morra. E ancora: diversi esponenti che avevano sostenuto Luigi Baiano, tra cui Coppola e Di Marino, e Lorenzo Abbatiello, centrista in passato vicino alla Lega e quest’anno candidato con una lista a sostegno del centrodestra.

Senza questi appoggi, Morra con ogni probabilità non ce l’avrebbe fatta. Corsi e ricorsi storici, insomma.

Era l’aprile del 2009, quando fallì il cosiddetto “dimission day”, termine coniato all’epoca dall’allora consigliere di minoranza Nicola Campanile. Il sindaco della città era Salvatore Perrotta, eletto nelle fila dei Ds e poi confluito nel Pd. In quell’occasione, le forze di opposizione avevano (sulla carta) tutte le possibilità per mandare a casa anzitempo l’allora primo cittadino, in quel periodo travolto da una tegola giudiziaria in seguito risolta. Alla fine, nonostante i numeri in Consiglio comunale fossero tutti dalla parte della minoranza (il centrosinistra annoverava tra le proprie fila 13 consiglieri su un totale di 30), chi sperava di aggregare i sedici allo scopo di attuare la sfiducia contestuale incassò una sonora bocciatura. Alla base del fallimento del “dimission day”, come riportano le cronache del tempo, le divergenze sorte tra il gruppo storico del Pdl, quello formato da Teresa Giaccio, Saverio Santoro, Luigi Di Marino e Castrese Alfiero, firmatari di una mozione di sfiducia al sindaco ma in seguito persuasi dal mettere in campo una diversa strategia politica, e altri oppositori, come Michele Napolano (eletto nelle liste di Forza Italia, ma dichiaratosi indipendente in una fase successiva) e i tre consiglieri dell’ex gruppo Udeur, che volevano, assieme ai Democratici per Marano, archiviare la partita. Le firme per la sfiducia, in pratica, non furono raccolte per la defezione di alcuni esponenti del centrodestra.

Perrotta si salvò in quella e in una successiva occasione da una mozione di sfiducia. Uscì infatti indenne (dicembre 2009), per il rotto della cuffia, grazie ai voti di Pd, Udc, Prc e dell’ indipendente di sinistra Stefania Fanelli, da poco entrata nel civico consesso al posto di Mario Romani.

 

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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