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Il ministro dell’immigrazione Hawke ha esercitato il suo potere dopo alcuni giorni di riflessione: “Motivi di salute e buon ordine, a tutela dell’interesse pubblico”. Poi è arrivata la sospensione del provvedimento decisa dal giudice Kelly, lo stesso che aveva ritenuto valido il visto del tennista. I legali del serbo, nel frattempo, hanno preparato il ricorso per permettergli di scendere in campo lunedì. Sabato Djokovic dovrà presentarsi a un colloquio con i funzionari dell’immigrazione, ma non sarà detenuto. Il numero uno al mondo, in caso di sconfitta, rischia di essere bandito dal Paese per tre anni.
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