ESCLUSIVA MARANO, IL PENTITO SIMIOLI PARLA IN VIDEOCONFERENZA. “GLI ORLANDO VOLEVANO UCCIDERE MICHELE MARCHESANO, IO MI OPPOSI”

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Per la prima volta, dal giorno del suo pentimento, avvenuto circa un anno fa, Giuseppe Simioli, meglio noto come ‘o Petruocelo, si è confrontato (in videoconferenza) con pubblici ministeri, giudici e avvocati difensori. E’ accaduto stamani nel corso di un’udienza per il processo che vede coinvolti affiliati al clan Polverino (quelli di “For ‘o Truglio”) e alcuni storici esponenti dei Nuvoletta. Processo con rito ordinario che vede imputati, tra gli altri, Michele Marchesano, il cognato di Giuseppe Polverino, Vincenzo Polverino (non detenuto), figlio del boss, Armando del Core, Ciro Cappuccio (entrambi in carcere per l’omicidio Siani) e due dei loro rispettivi figli.

Ecco cosa ha dichiarato il collaboratore di giustizia.

In riferimento alle posizioni di Michele Marchesano e Salvatore Ruggiero, Simioli ha confermato che i due erano organici al clan Polverino. Ha ribadito che il clan ha versato per anni, alle famiglie degli affiliati dei Nuvoletta, Del Core e Cappuccio, somme di denaro per il loro mantenimento. Il pentito ha altresì ribadito di non aver avuto alcun rapporto, né di natura criminale né di carattere personale, con gli imputati Nicola Del Core e Salvatore Cappuccio, figli dei detenuti per il delitto Siani. ‘O Petruocelo ha solo confermato di conoscerli di vista.

La parte più interessante, però, è stata riservata alla figura di Michele Marchesano, noto imprenditore maranese, legato da vincoli di parentela con Polverino Giuseppe e Giuseppe Ruggiero, alias “Cepp ‘e fung”.

Il collaboratore di giustizia è entrato nel merito della vicenda della gambizzazione di Marchesano, avvenuta alcuni anni fa in una zona non lontana dai Camaldoli. Marchesano, secondo gli inquirenti che indagarono all’epoca dei fatti, sarebbe entrato in conflitto con alcuni esponenti del clan Orlando. Simioli ha confermato questa versione dei fatti, aggiungendo che il contrasto tra Marchesano e gli Orlando nacque per motivi commerciali e imprenditoriali. Gli Orlando, in ascesa in quel periodo, non gradivano che Marchesano vendesse (con le sue attività) cartoni per le pizzerie della zona. Questo perché gli Orlando gestivano di fatto un’azienda (poi interdetta per mafia) che si occupava di vendita di carta da imballaggio per gli esercizi commerciali.

Secondo la versione del pentito, Armando Lubrano e Angelo Orlando, alias ‘o Malommo, erano intenzionati ad uccidere Marchesano, il quale non si sarebbe sottomesso ai loro ordini. Per tale ragione ci sarebbe stato un summit tra gli esponenti di punta degli Orlando e lo stesso Giuseppe Simioli. Il collaboratore ha raccontato di essersi opposto a tale esecuzione, di non aver dato il suo assenso, poiché si sarebbe trattato di uno sgarbo di immane portata al boss Polverino, cognato del Marchesano. Da quel momento, ha sottolineato Simioli, collegato in videoconferenza, i rapporti con gli Orlando si chiusero. Ciò non evitò, ad ogni modo, la successiva gambizzazione di Marchesano, attinto da colpi di arma da fuoco nella zona collinare di Napoli. Fatti preceduti  – qualche tempo prima – da uno scontro tra le parti consumatosi nel centro di Marano e conclusosi con l’esplosione di alcuni colpi di arma da fuoco.

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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