Prof senza Green pass rispediti a casa. Un preside denunciato per abuso d’ufficio. Ecco cosa è accaduto in tutta Italia

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Si è presentata all’asilo dove lavora senza Green Pass: la maestra è stata rimandata a casa. E’ accaduto a Roveredo in Piano, provincia di Pordenone, in Friuli Venezia Giulia. Protagonista della vicenda, come riportato dal Messaggero Veneto, è Nilla Cecchin, dipendente da 20 anni di un asilo nido privato.

Stamattina, alle 7.30, la maestra si è recata presso la struttura ma non ha presentato il Green pass, come invece previsto dalle nuove regole in vigore da oggi, 1° settembre. Sul posto sono intervenuti i vigili urbani per verbalizzare il diniego di ingresso.

Un altro episodio arriva da Torino, dove due professori di una scuola superiore di hanno fatto denuncia ai Carabinieri dopo essere stati respinti dal preside della scuola dove insegnano, nel primo giorno di attività didattica, perché sprovvisti del green pass.

Come riportato dall’Ansa, si tratta di Giuseppe Pantaleo e Alisa Matizen, docenti al Curie-Levi, nella sede di via La Salette. Questa mattina si sono presentati con un certificato scritto da un medico che non è stato ritenuto valido per l’accesso nella scuola. Alisa Matizen è nota per la sua attività nel movimento Pas (Priorità alla scuola).

Repubblica Torino scrive:

Quando sono arrivati al cancello della sede della scuola in via Madonna delle Salette, vicino a piazza Massaua, hanno presentato il certificato medico all’ingresso, che però non è stato ritenuto sufficiente dal preside. “È stato rilasciato da un medico autorizzato a fare la campagna vaccinale – ribattono i docenti – come prescrive la normativa, ma per il preside non è valido perché non lo ha firmato il nostro medico curante. Ci stiamo rivolgendo a un avvocato e ai carabinieri”. I due prof sono rimasti circa due ore fuori dall’istituto, per poi andare via quando il collegio era ormai terminato. “L’esenzione alla vaccinazione fino al 30 settembre – aggiungono – è prevista da una circolare che il preside stesso ci ha fornito ma a cui ora non si attiene”.

Giuseppe Pantaleo, uno dei due docenti che non sono sati ammessi alla riunione didattica oggi nella scuola superiore Curie-Levi di Torino ha denunciato il dirigente scolastico per abuso d’ufficio. Lo ha fatto, assistito da un avvocato, alla stazione Carabinieri di Pozzo Strada, in città. La sua collega Alisa Matizen, invece, precisa di non avere presentato alcuna denuncia. “Non sono un No Vax né un negazionista – precisa Pantaleo – ma, essendomi informato, ho dubbi, obiezioni su questo vaccino. E non mi sono vaccinato per mie patologie pregresse”. Oggi ha presentato un certificato di un medico di Medicina Generale con l’esenzione per ragioni sanitarie. Documento che non è stato ritenuto valido dal dirigente scolastico.

Ancora a Torino, scrive Repubblica, presso il Liceo Cattaneo una docente con Green Pass valido, riportato sull’app “Io” e stampato, ha dovuto contattare la farmacia di riferimento perché c’erano problemi nella lettura del codice. La situazione si è però risolta in pochi minuti e la professoressa ha potuto accedere alla struttura, partecipando al collegio docenti.

Casi anche in Sardegna. “Si è verificato qualche caso di mancata accettazione – spiega all’ANSA il presidente dell’associazione presidi Sardegna Massimo Depau – Non sappiamo ancora se si tratti di qualche disguido informatico. Ma se il dispositivo non dà il via libera noi dobbiamo prenderne atto. I
presidi stanno solo applicando le disposizioni normative. Il clima è comunque sereno”.

Ore 8, scuola cagliaritana: una delegata del dirigente scolastico, con il lettore in mano, “filtra” i Qrcode dei professori. Fila tutto liscio. Giusto qualche inconveniente tecnico: qualcuno non ricorda più dove è finito il suo Green pass nel cellulare. Poi lo ritrova: lo schermo del dispositivo di controllo dà il semaforo verde. E si può proseguire verso la compilazione e consegna dei documenti all’ufficio del personale: una procedura che segna il via ufficiale dell’anno scolastico.

Il resto – il primo collegio dei docenti – si fa online. E in quel caso non c’è bisogno del certificato verde. “No – spiega un docente in fila – non mi sento né controllato, né penalizzato. Da qualche tempo stiamo vivendo una situazione speciale. Che, piacciano o non piacciano, sono richieste misure speciali. Questa del Green pass non mi sembra più invasiva della privacy rispetto alla consegna di un normale documento, di un codice fiscale, della composizione del proprio stato di famiglia o del numero di telefonino. Penso che stare in casa in zona rossa sia molto peggio”.

Intanto, però, dai Cobas Sardegna arriva il primo altolà ai dirigenti scolastici con una diffida. “Ci risulta – spiega la sigla – che i controlli relativi al possesso del cosiddetto Green pass saranno delegati al personale docente e Ata.
Riteniamo che la delega di tale attività non possa essere affidata a loro, sia perché non stabilita da alcuna norma né, ovviamente, contrattualmente prevista. Inoltre tale attività riveste responsabilità per possibili violazione della privacy e quindi si invitano i dirigenti scolastici a recedere dall’affidamento di tali deleghe”. Un altro appunto. “Si diffidano i dirigenti – continuano i Cobas – dal prevedere illegittimi allungamenti dell’orario di lavoro, con surreali richieste di recarsi nelle proprie scuole anche mezz’ora prima dell’orario di inizio del proprio turno, per ‘agevolare’ i controlli dei Green pass”.

Controllo della temperatura all’ingresso e verifica del certificato verde con un tablet nella biblioteca della scuola. Al liceo Giulio Cesare di Roma, nel centrale quartiere Trieste, tutto era pronto per il debutto del Green pass obbligatorio per il personale. Intorno alle 8 i primi docenti erano in fila sulla scalinata con certificato alla mano. “Sono favorevole al Green pass e alla scuola in presenza – racconta una insegnante dello storico liceo – così ci sentiamo più tranquilli”. Oggi è il primo banco di prova in occasione degli esami di recupero del debito formativo, con controlli ‘manuali’ attraverso la App VerificaC19, in attesa che venga messa a punto la piattaforma che agevolerà le procedure. “Stamattina a scuola c’è il 20/30 per cento del personale, tra docenti e non – spiega la dirigente del liceo Paola Senesi – Al momento tutto è tranquillo, non ci sono criticità. Finora sono tutti in regola. Noi comunque abbiamo informato nei giorni scorsi della novità dell’obbligo di Green pass. Per l’inizio delle lezioni attendiamo la piattaforma che agevolerà il controllo quando sarà presente a scuola il personale al completo”.

“Sono preoccupato per le supplenze per sostituire chi non ha il Green pass. Ci saranno Regioni in cui tutto più o meno funzionerà e altre dove all’appello per il vaccino manca ancora più del 20 per cento del personale”. È il timore espresso da Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’, in merito al certificato verde per i professori. Secondo Giannelli si corre il rischio che i supplenti debbano “prendere servizio senza sapere se l’insegnante che sostituiscono il giorno dopo si presenta col tampone. La sospensione per chi non ha il green pass scatta solo dopo quattro giorni di assenza ingiustificata. Ma supplenze senza la certezza delle durata non le accetterà nessuno”. Per il presidente dell’Associazione nazionale “l’obbligo di vaccinazione sarebbe stata una soluzione” e aggiunge una proposta “si potrebbe, in sede di conversione del decreto del 6 agosto, prevedere che chi non ha il green pass venga sospeso per quindici giorni e sostituito da un supplente”.

E alla domanda se vuole una sanzione per i professori senza Green pass ribadisce: “Non è una sanzione. Chi non ha il green pass è come se non fosse più abilitato al suo lavoro, perché il green pass è un requisito per i dipendenti della scuola. Se nei quindici giorni fa il vaccino o il tampone, riacquista il requisito”.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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