Conte boicotta già Draghi: “Sulla giustizia non arretro”

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Il nuovo corso di Giuseppe Conte parte con le minacce a Mario Draghi. Dalla giustizia al reddito di cittadinanza. Alla vigilia del faccia a faccia con il premier per cercare una mediazione sulla riforma della prescrizione, l’avvocato di Volturara Appula comincia mettendo dei punti fermi. Un po’ come era accaduto poco prima della risoluzione del conflitto con Beppe Grillo. Solo che stavolta Conte non si troverà di fronte il comico in un ristorante di pesce a Marina di Bibbona, ma domani alle 11 vedrà l’ex governatore della Bce a Palazzo Chigi. Fuochi d’artificio nel video di presentazione del nuovo M5s. Nel filmato trasmesso in diretta Facebook, ma montato e registrato, Conte in maniche di camicia arringa i grillini e dedica molto tempo a rivendicare l’azione del suo ultimo governo. «Siamo quelli che hanno risposto per primi alla pandemia senza un manuale di istruzioni», dice l’ex premier accalorandosi in un misto di revanscismo e nostalgia per i bei tempi andati di Chigi. Ancora, sulla stessa falsariga: «Senza mai arrenderci abbiamo portato in Italia un grande piano di investimenti, indirizzando l’Europa intera sulla linea della solidarietà». Quindi una serie di avvertimenti a Draghi. Conte parla di «impegni che abbiamo mantenuto con le riforme realizzate, che oggi non possiamo accettare che vengano cancellate». Sulla giustizia non ci gira intorno. «Siamo quelli della legge Spazzacorrotti», dice. Lo stesso provvedimento, firmato dall’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede, che l’esecutivo vuole archiviare con il maxi-emendamento della ministra della Giustizia Marta Cartabia. Sulla prescrizione Conte annuncia battaglia: «Siamo quelli che vogliono processi veloci, ma non accetteranno mai che vengano introdotte soglie di impunità e venga negata giustizia alle vittime dei reati». Sarà questo il piatto forte dell’incontro di domani con Draghi. Con il premier che pare intenzionato a tirare dritto, magari ponendo la fiducia sul testo, in Aula tra fine luglio e inizio agosto a Montecitorio e Palazzo Madama. Conte invece punta a cambiare il documento approvato in Consiglio dei ministri con i voti favorevoli dei quattro esponenti del M5s nell’esecutivo. L’avvocato giudica indigeribile l’improcedibilità dopo i tempi prefissati per il giudizio in secondo grado e in Cassazione. Una regola che non può valere per tutti i reati e in tutti quanti i processi, è il ragionamento. Infatti tira fuori subito l’esempio. «Non accetteremo mai che il processo penale per il crollo del ponte Morandi possa rischiare l’estinzione», minaccia. «Conte non vuole fare cadere Draghi, ma da ora in avanti non accetteremo qualunque cosa», ribadisce un parlamentare di fede contiana. L’incognita per l’ex premier sono i numeri. Difficilmente la maggioranza degli eletti approverebbe uno strappo con Draghi. Non a caso Luigi Di Maio sottolinea: «Abbiamo visioni diverse, ma confido nella mediazione». L’altra trincea è il reddito di cittadinanza. Il totem grillino che Matteo Renzi vorrebbe abbattere con un referendum. «Abbiamo realizzato il reddito di cittadinanza – rivendica il nuovo leader dei Cinque Stelle – che oggi qualcuno per interesse di bottega vorrebbe smantellare». «Rendiamolo davvero efficace e funzionante, soprattutto per la parte delle politiche attive del lavoro, questo è ciò che serve», continua. Draghi è avvisato, il governista Grillo pure.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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