Il caso Marano: tanti arresti e condanne per droga ed estorsioni. Ma per le vicende amministrative scarsa attenzione. Ci vorrebbero 10 pm come la Di Mauro

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Per disincrostare tutto ciò che c’è da disincrostare nella città di Marano ci sarebbero voluti dieci pm sul modello Maria Di Mauro, per anni in forza alla Dda di Napoli e per anni implacabile faro acceso sulle illegalità e sugli abusi cittadini. L’addio della Di Mauro, assegnata dopo alcuni anni ad altro ruolo ma ancora pm di riferimento per importanti processi che vedono coinvolti cittadini maranesi, ha lasciato un vuoto difficilmente colmabile. Non ce ne vogliano i nuovi sostituti procuratori, ma per una città come Marano, più che un bravo pm, serve soprattutto un pm che sia una sorta di poliziotto (o carabiniere, fate voi) in servizio permanente. Che faccia sentire, in pratica, il fiato sul collo ai delinquenti in ogni momento. La Di Mauro lavorava in questo modo, senza tregua, 24 ore al giorno. Il suo approccio alle vicende di interesse giudiziario era questo e molti risultati sono arrivati, soprattutto sul fronte del traffico di droga e delle estorsioni, senza contare la vicenda Pip, al centro di un importante processo, e quello che vede coinvolti l’ex sindaco Bertini e l’imprenditore edile Angelo Simeoli, per tutti “Bastone”.

Molto altro, tuttavia, non è stato fatto, ma solo per questioni di tempo e per la scarsa collaborazione di chi, negli anni scorsi, avrebbe potuto darle maggiormente una mano.

Al netto di queste considerazioni, con l’addio della Di Mauro e l’arrivo del pm Giuseppe Visone, i cui risultati andranno valutati nel tempo, non potrà essere solo il nostro portale la reale sentinella del territorio. In questi anni tanto abbiamo fatto anche noi, soprattutto in relazione alle vicende politiche e amministrative della città: abbiamo scoperto tante cose, tante magagne, sollevato casi ma non tutto è stato seguito con la dovuta attenzione. L’inquinamento dell’alveo dei Camaldoli, gli abusi edilizi e commerciali, i provvedimenti amministrativi poco trasparenti, decine di cose che forse finiranno nelle pagine della relazione che porterà – come già avvenne durante l’era Liccardo – a un nuovo scioglimento del Comune.

Marano non è certo l’unico luogo in cui avvengono e si consumano ingiustizie e illegalità di vario genere. Le forze dell’ordine, occorre dirlo, rispetto agli anni (bui) precedenti qualcosa hanno fatto e gliene va dato atto. Da queste parti, però, c’è una caratteristica che in altri luoghi non c’è: un’omertà diffusa sui temi politici e amministrativi, che spesso lambiscono altre tematiche come quelle della corruzione e delle contiguità con ambienti di malaffare.

Sembra alquanto strano che in uno dei comuni a più alto tasso di mafiosità della Regione, con un ente sciolto per camorra tre volte e a un passo dal quarto scioglimento, non vi sia stato in 25 anni (a parte il caso Bertini e quello per il voto di scambio, in entrambi i casi si tratta di inchieste coordinate dalla Dda) nessun arresto o quanto meno indagine seria su pubblici dipendenti e funzionari.

Non si è mai voluta scoperchiare il pentolone sul condono edilizio e sulle pratiche o fidejussioni pezzotto, ad esempio; non si è mai voluta far luce sulla mancata realizzazione dell’asilo nido comunale nel terreno dei Simeoli confiscato; non si è mai fatta realmente luce sulle anomalie dell’isola ecologica (altro terreno confiscato alla camorra); non si è mai fatto luce sulla costruzione dello stadio comunale sul suolo del comune di Napoli; sulla mancata installazione dei contatori idrici all’Asl e in altre strutture pubbliche; non si è mai approfondita la tematica delle pratiche commerciali per le quali non era stato richiesto il certificato antimafia; si continua, nonostante ordinanze e denunce, a consentire a decine di condomini di via Corree di sotto di sversare con stratagemmi vari i liquami fognari in un alveo naturale; non si sono mai trovati i responsabili dei pasticci Garden House, delle case (Sant’Agostino, via Platone) acquisite decenni fa e sgomberate dopo “soli” 25 anni; non si è mai voluto far luce sulla palazzina del Giudice di pace, nata con fondi europei e incredibilmente regalata ai privati per le dabbenaggini e chiamiamole distrazioni degli uffici comunali. E chi ha pagato (a parte i mafiosi o presunti tali) tra coloro che avrebbero dovuto vigilare sui lavori dell’area industriale?

L’elenco potrebbe essere lunghissimo. A Torre Annunziata, ieri, è stato arrestato un ex vicesindaco e ancor prima un dirigente di area tecnica. Mazzette, tangenti. A memoria d’uomo a Marano, la città a più alto tasso di mafiosità della regione e con un Comune sciolto quasi quattro volte, non c’è stato (in 25-30 anni) un solo funzionario, un solo tecnico, un solo dirigente che sia stato condannato per qualcosa. Delle due l’una: o sono ed erano tutte persone perbene, e noi i soliti malpensanti, o di indagini serie se ne sono fatte davvero poche e spesso, quando sono state avviate, con non grande voglia di fare.

Insomma si è fatto tanto sul fronte del traffico e del narcotraffico; si fa e si è fatto più di qualcosa sul fronte delle estorsioni; si è fatto qualcosina sul fronte politico; si è fatto quasi zero, invece, sul fronte della corruzione o di altri reati nei pubblici uffici. I fatti sono questi e appare singolare che nulla o quasi sia mai accaduto in un contesto come quello finora descritto.

 

 

 

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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