Il naufragio della Costa Concordia, 9 anni fa la tragedia. L’avvocato di Schettino: “Pronti a chiedere la revisione della sentenza”

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Trentadue persone morirono in mare, decine furono i feriti e due i dispersi. Per quel tragico incidente fu imputato e condannato di omicidio colposo il comandante Francesco Schettino che oggi, alla vigilia della dolorosa ricorrenza, chiede un nuovo processo. “Schettino non ha avuto alcuna responsabilità di omicidio colposo“, afferma il suo legale, l’avvocato Saverio Senese all’Adnkronos.

Alle 21:45:05 del 13 gennaio 2012, Il translatantico Costa Concordia, in navigazione da Civitavecchia a Savona per una crociera nel Mediterraneo, urtò il più piccolo degli scogli de Le Scole, prominenza situata a circa 500 metri dal porto dell’Isola del Giglio. Il sinistro provocò uno squarcio di circa 70 metri nello scafo. A seguito del violento impatto, la nave sbandò progressivamente sul lato di dritta (alla destra) fino a sprofondare verso il fondale e con solo la prua emergente. Delle 4232 persone che viaggiavano a bordo dell’imbarcazione, 32 persero la vita mentre decine furono i feriti. I corpi senza vita di 30 vittime furono recuperati tra il momento del naufragio e la fine del marzo 2012, mentre i resti di 2 dispersi furono rinvenuti rispettivamente uno nell’ottobre 2013, dopo le operazioni di raddrizzamento per la rimozione della nave e l’altro il 3 novembre 2014, durante le operazioni di smantellamento della nave nel porto di Genova. Il 12 maggio del 2017 la corte di Cassazione condannò in via definitiva il comandante Francesco Schettino a 16 anni di carcere con l’accusa di omicidio colposo plurimo. Il comandante abbandonò la nave senza prima assicurare la vita dei viaggiatori e del personale di bordo.

Il legale di Schettino, l’avvocato Saverio Senese, sembrerebbe pronto a chiedere una revisione della sentenza. “Entro la settimana entrante, a Genova, depositeremo la richiesta di revisione della sentenza, perché riteniamo ci siano prove significative che non sono state vagliate adeguatamente, così come ne sono sopravvenute di nuove non prese mai in considerazione. – dichiara il legale all’agenzia stampa Adnkronos – Schettino non ha avuto alcuna responsabilità di omicidio colposo. Per quanto riguarda invece il naufragio non impugneremo la sentenza, perché ci sono colpe del mio assistito“.

Se per i giudici della Cassazione la condotta del comandante fu “negligente” , in violazione di numerose e precise regole di navigazione, per l’avvocato Senese, invece “è stata corretta – sostiene – Appena avvenuta la tragedia si è subito costituito, è stato condannato, sta espiando la pena in silenzio nel carcere Rebibbia di Roma. Tanti i giornalisti e le richieste di interviste a lui sulla vicenda, ma le ha sempre rispedite al mittente. Si è rifiutato perché ha seguito la regola che le sentenze si rispettano e non si criticano. Noi andremo avanti. Tra marzo e aprile, poi, speriamo venga fissata la data del ricorso alla Corte Europea”. Il legale ne è certo. “Schettino è vittima di un errore giudiziario, porteremo avanti la battaglia che serve a ridargli la dignità che gli hanno tolto, anche perché gli anni che gli restano da scontare non sono tanti e con benefici di legge, buona condotta e permessi uscirà tra non molto tempo. Ma noi vogliamo la verità. Il suo nome è stato infangato, frasi del tipo ‘non fare lo Schettinò sono diventati luoghi comuni e questo non è accettabile“, ha concluso l’avvocato Senese.

Le grida delle persone cadute in mare riecheggiano dolorosamente tra i ricordi di Roberto Galli, comandante della polizia Municipale dell’Isola del Giglio. “Un ricordo che rimarrà per sempre, – dice all’Adnkronos – nella mia testa e nel mio cuore. In quel dramma ho anche stretto amicizie importanti. Sono cose che ti restano dentro, ricordo le urla, il dolore”. Fu lui a trovare Francesco Schettino sullo scoglio dopo che ebbe abbandonato la nave. “Il comandante – racconta – quando lo vidi, non accettò la mia richiesta, il mio consiglio, di tornare a bordo della nave. Se lo avesse fatto, sicuramente sarebbe cambiata la sua posizione anche a livello processuale. Poteva e doveva dare una mano a chi stava combattendo per rimanere in vita e salvarsi. Ma in quel momento preferì rimanere lì, senza far nulla. Una scelta sua, che ha pagato, così come hanno pagato in tanti con la vita“.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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