E’ storia nota: a Marano è difficile fare informazione (bene e seria) essendo la classe politica locale (e non solo) abituata ad avere a che fare con giornalisti improvvisati o foraggiati dagli amici degli amici. Sul caso del bene confiscato che il comune ha assegnato di recente, senza aver espletato alcun bando, avevamo già scritto e con tanto di fatti incontestabili. Ci tocca, dopo le bugie rilanciate da un gruppo politico, tornare quindi su un argomento di cui avremmo fatto volentieri a meno. Per il resto saranno gli organi competenti, Procura e Prefettura, a fare il loro corso e, a breve, si spera, ad archiviare questa penosa gestione amministrativa.
I fatti.
Nei giorni scorsi il Comune, con un decreto sindacale, ha assegnato (in via provvisoria) un alloggio a una delle tante famiglie inserite nella graduatoria regionale degli aventi diritto per una casa popolare. L’assegnazione è avvenuta, però, senza l’espletamento di un bando pubblico. Il nucleo familiare destinatario del bene, ubicato all’interno del parco Poggio delle rose di via Padreterno (nella foto il parco dove è ubicato l’appartamento), versa in condizioni economiche precarie ma nella graduatoria regionale – quella per gli alloggi popolari – non è piazzato bene: è al 147 esimo posto. L’ente cittadino, “considerando le comprovate necessità dell’assegnataria, il cui figlio è affetto da grave disabilità”, ha deciso così di utilizzare un bene confiscato e assegnarlo (per 3 mesi) al richiedente. Ciò ha scatenato, però, il disappunto di altre famiglie, che erano meglio messe nella graduatoria per gli alloggi popolari.
Le altre famiglie.
Una di queste ha annunciato la presentazione di un esposto-denuncia in Procura e noi, per dovere di cronaca, ne abbiamo dato notizia. Tutto qua. Ma qualcuno ha voluto, come sempre, innescare una polemica sterile, con accuse ancor più stupide e sterili. Le famiglie che ci contattarono riferirono che “la famiglia assegnataria del bene non è destinataria di nessun sfratto esecutivo e che anche loro hanno medesimi problemi in famiglia, sia economici sia dovuti alla presenza di disabili”.
Dovere dei giornalisti è dare voce e spazio a tutti: lo demmo alla famiglia richiedente e l’abbiamo data ad altre che si sentono defraudate e che contestano le modalità di assegnazione. Si chiama democrazia, libertà di stampa, quella che a qualcuno (nel Comune e fuori) non piace.
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