Marano e gli abusi edilizi dimenticati e le sanatorie concesse dal Comune laddove non si sarebbero dovute o potute concedere. Un lungo elenco di “sviste”, dimenticanze, connivenze, insabbiamenti. Questo articolo, scritto alla vigilia di Natale, è il riassunto di quanto accaduto negli ultimi tempi. Vicende scoperte o riesumate dopo decenni dal Comune, dai magistrati della Dda o dalle forze dell’ordine, spesso “allertate” da segnalazioni. Casi incredibili che tengono ancora banco nella città dove il business del mattone è stato per anni l’attività più fiorente, seconda solo al traffico di hashish.
Abusi eclatanti, ma anche – come detto – sanatorie concesse in maniera a dir poco allegra. L’ultimo caso riguarda una scuola paritaria ed è finito al centro di un’indagine della Procura ed è poi arrivato sul tavolo del dirigente dell’ufficio tecnico comunale Di Pace. L’ente cittadino, sulla scorta di ulteriori verifiche tecniche, ha deciso di revocare la concessione edilizia in sanatoria di una struttura che, da moltissimi anni, è adibita a scuola dell’infanzia, primaria e secondaria.
La scuola.
Si tratta dalla Garden house di via Caracciolo, situata nella zona collinare della città. Chi la gestisce (chiariamolo subito) non ha nulla a che fare con gli abusi né tanto meno con le anomalie tecnico-amministrative riscontrate soltanto di recente dagli uffici comunali. Quegli stessi che, una ventina di anni fa, avevano rilasciato il benestare all’istanza di condono edilizio presentata dai palazzinari che avevano realizzato l’immobile e proceduto – in un secondo momento – ad ampliarlo.
Con la revoca delle concessioni, l’edificio sarà dichiarato abusivo. Il Comune dovrà pertanto procedere (e saranno questi i prossimi step amministrativi) ad emettere un’ordinanza di demolizione e acquisire il bene al proprio patrimonio nel caso in cui la disposizione non dovesse essere ottemperata. L’iter culminerà poi con la decadenza dell’agibilità della struttura e ciò determinerà che alunni, dirigenti scolastici e personale – salvo buon esito di eventuali ricorsi in sede di Tar e Consiglio di Stato – dovranno (prima o poi) abbandonare l’edificio.
Gli altri incredibili casi.
Il caso, tra i più eclatanti, rievoca quello della scuola pubblica della frazione di San Rocco, completamente abusiva, per il quale il Comune paga addirittura un canone di fitto ai proprietari, che di recente hanno diffidato l’ente al pagamento delle somme arretrate non ancora percepite. La lista degli abusi edilizi che si perdono nella notte dei tempi e per i quali solo di recente il Comune si è mosso è lunghissima.
- Il complesso residenziale del Galeota, costruito nel 2004 in luogo di una splendida masseria del 1700, è stato acquisito dall’ente soltanto qualche settimana fa.
2) Il ristorante La Cerasella, dove Ciriaco De Mita e Vincenzo De Luca siglarono nel 2015 il cosiddetto Patto di Marano, è stato attivo per circa 20 anni. Gli atti propedeutici all’abbattimento furono siglati soltanto un anno e mezzo fa durante la fase della gestione commissariale.
3) Il garage Orlando, gestito dal fratello del super boss Antonio, sorse 25 anni fa sul suolo del Comune di Napoli (che non ne era a conoscenza), ma il sequestro fu disposto soltanto un anno fa. Solo di recente l’area è stata restituita al Comune di Napoli.
4) Le case abusive di via Platone e via Sant’Agostino, acquisite dal municipio maranese tra il 1992 e il 1996, sono state sgomberate due settimane fa. Quelle di via Antica Consolare Campana, acquisite intorno al 2007, saranno invece sgomberate a gennaio.
5) L’edificio (abusivo) costruito sulla parete retrostante della caserma dei vigili è stato abbattuto meno di un mese fa e il Comune, che aveva dormito per anni, è riuscito nell’impresa di perdere una parte di un finanziamento europeo.
6) Stesso dicasi per il capannone tra via Marano-Pianura e via Vallesana, la cui presenza (prima che fosse abbattuto) ha fatto perdere ai maranesi la possibilità che in quella zona fosse realizzata un’arteria con fondi comunitari.
7) Il caso del Grifone, trattato nei giorni scorsi, è ancora un mistero, visto che un intero faldone sarebbe addirittura sparito dagli uffici comunali.
Per venti e passa anni, insomma, tutto era stato insabbiato o dimenticato. Ma qualcuno, che si tratti di politici, tecnici, funzionari o esponenti delle forze dell’ordine, pagherà mai per quello che hanno fatto dall’inizio degli anni Novanta ai giorni nostri?
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