Marano, manifesti e carro “anonimi” anche ai funerali di Michele. Ieri sono dovuti intervenire i carabinieri: identificati autista e inservienti. Il caso sotto gli occhi delle istituzioni

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C’erano tantissime persone nella chiesa di San Castrese per l’ultimo saluto a Michele Coppeto, il 20 enne morto tragicamente qualche giorno fa in un incidente al Poggio Vallesana. Gli amici di sempre, i colleghi di università e i rappresentanti delle istituzioni: il sindaco Rodolfo Visconti, il deputato Andrea Caso e numerosi assessori e consiglieri. Tutta la comunità si è stretta ieri attorno ai genitori, papà Giovanni e mamma Maria Carmela, alla sorella Isabella e alla fidanzata Federica. Il dolore era palpabile.

Un funerale che è stato, tuttavia, segnato anche da altri eventi, dalla presenza dei carabinieri della locale Compagnia, intervenuti all’esterno della chiesa – ad esequie in corso – per identificare l’autista del carro funebre e gli inservienti che hanno curato l’organizzazione. E’ la solita storia, che si trascina ormai da settimane. Manifesti e carri funebri erano infatti privi di logo e riferimenti alle ditte di appartenenza.

I militari dell’Arma erano in preallarme da due giorni, da quando in città erano apparsi gli ormai consueti manifesti, anche quello del povero Michele, sprovvisto di tali riferimenti. Il personale giunto a Marano, con discrezione e senza condizionare lo svolgimento del rito funebre, è stato identificato: si tratterebbe di operai in servizio presso una ditta che opera abitualmente in un altro comune dell’area nord. Anche il carro, che ha trasportato il feretro del povero Michele nel piazzale antistante la chiesa del santo patrono, era “anonimo”.

Sul luogo delle esequie, come accertato dai militari, c’erano (non si sa a che titolo) anche persone ritenute vicinissime ad alcune delle ditte finite nel mirino della prefettura, che negli ultimi tempi ha emesso ben tre interdittive antimafia nei confronti di altrettante aziende (Eredi Cesarano, che ha presentato ricorso al Tar, Funeral Flegrea e La Fenice) riconducibili alla famiglia Cesarano.

Tutto ciò si consumava, anzi si è consumato dinanzi alle istituzioni cittadine: al sindaco Visconti, ai consiglieri Nastro, al presidente Paragliola, alla consigliera Fanelli, all’assessore D’Alterio, all’assessore Trematerra e al consigliere Carandente. Presente anche la polizia municipale, che si è occupata delle questioni relative alla viabilità. I controlli sul rispetto delle interdittive, come ricordato dalla prefettura, spettano ai comuni e in primis proprio alla municipale.

La vicenda è seguita con attenzione dalla prefettura e della Procura di Napoli. Per vicende più o meno analoghe (riferite ad una statua posta abusivamente nei pressi del cimitero e rimossa solo dopo molto tempo) nel 2016 fu sciolta l’amministrazione Liccardo. Qualcuno, anche oggi, sta giocando con il fuoco.

funerali

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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