L’arresto dell’ultimo padrino di Marano. Chi era “Zi Totonno” e quello scontro con un componente degli Orlando

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Nelle oltre mille pagine dell’ordinanza in cui è descritta l’ascesa del clan Orlando, l’inglobamento dell’ala polveriniana di “For ‘o truglio” e il capitolo delle estorsioni contro noti e meno noti imprenditori del territorio, si fa più volte riferimento ad Antonio Polverino, alias Zi Totonno, arrestato oggi a Cassino dai carabinieri del nucleo investigativo.

Il nome di Antonio Polverino viene fuori dalle intercettazioni ambientali e, in particolare, dai colloqui intercorsi tra i cugini Di Guida, vittime di richieste estorsive da parte degli Orlando, e l’ingegnere Oliviero Giannella (ai domiciliari), volto noto degli ambienti comunali di Marano, assiduo frequentatore dell’ufficio tecnico: è un ingegnere che ha battezzato e svezzato la maggior parte dei geometri maranesi.

Oliviero Giannella, messo al corrente delle richieste estorsive ai danni dei Di Guida, si rende disponibile a parlare con Salvatore Polverino (attualmente detenuto), figlio di Antonio. Giannella, amico e socio di vecchia data di Antonio Di Guida, paventa o si rende disponibile a riferire di quanto stesse accadendo ai Di Guida direttamente ad Antonio, zio del “Barone”, probabilmente in quel periodo (anni 2015-2016) non lontano da Marano o comunque avvicinabile nonostante la latitanza.

Il nome di Zi Totonno viene evocato anche da esponenti del gruppo Orlando e di quelli del corso Mediterraneo, poi inglobati nell’ala criminale dei “Carrisi”. E’ Armando Lubrano, detto “Armandino”, secondo le ricostruzioni della Dda di Napoli, a rivolgersi con tono minaccioso nei confronti degli esponenti della famiglia Polverino, con particolare riferimento a Zi Totonno. Emblematico in tal senso è l’estratto di una conversazione intercettata dagli inquirenti. A parlare è Salvatore Ruggiero, alias o’ Russo, figlio del più noto “Geppino “cepp e fung”.

“No, quelli di li sopra (i Polverino ndr) si sono cagati sotto”. Perché Armando gli disse: “Vi uccido pure le femmine e le creature”.

Antonio Polverino verrà a conoscenza di tali affermazioni e, sempre secondo quanto ricostruito dai carabinieri, avrebbe riferito a qualcuno il seguente messaggio: “Io tengo 80 anni, ma la scoppetta la so usare ancora”. Frase che avrebbe scatenato la successiva ira di Armando Lubrano, che a sua volta avrebbe replicato nel seguente modo: “Ditegli a Zi Totonno che la scoppetta che ha detto lui … io gliela chiavo in c… !!!

Ma chi è Antonio Polverino, l’uomo arrestato oggi?

Antonio Polverino, meglio noto come “Zi Totonno”, nasce nel 1945 sulla collina dei Camaldoli da una famiglia di umili origini. Ultimo di tanti figli, inizia a lavorare già in età adolescenziale. Con l’aiuto delle sorelle, in parte sue coetanee, mette su un forno. Lui, oltre a lavorare di notte nella preparazione del pane, lo consegna anche nella zona collinare con un piccolo automezzo. Un modo di fare che gli varrà il soprannome di “Tonino ‘o panettiere”. Agli inizi degli anni ’70 la sua attività si amplia: il suo pane si trova anche sulle tavole del Vomero; la richiesta aumenta e inizia a fornire anche salumerie e supermercati dell’area collinare. La sua attività va a gonfie vele, insomma, e i suoi furgoni iniziano a distribuire il pane anche nella provincia di Napoli, Marano in primis.

Parallelamente alla crescita commerciale di “Zi Totonno” si impone sulla scena criminale suo nipote, Giuseppe Polverino, detto ‘o Barone, figlio del fratello Vincenzo. Siamo agli inizi degli anni ’90, i fratelli Nuvoletta passano lo scettro di potere al “Barone” e tutto ciò rafforza l’ascesa manageriale di “Zi Totonno”, che oltre alla distribuzione del pane si inserisce nel settore edilizio e movimento terra: appartamenti, ville, case e calcestruzzo.

Sono anni in cui le aziende riconducibili a Polverino Antonio chiudono con fatturati a sei zeri. Nel 1997 viene catturato suo nipote, “O’ Barone” e, per volontà di quest’ultimo, “Zi Totonno” diventa il reggente del clan in sua assenza. Antonio Polverino, oltre a dirigere le sue aziende, dovrà quindi sovraintendere ai traffici illeciti nelle zone d’influenza del clan, Marano, Quarto (dove a gestire il tutto è Roberto Perrone, oggi collaboratore dei giustizia), Calvizzano e altri comuni. I suoi due uomini di fiducia saranno il genero Salvatore Cammarota e lo zio di quest’ultimo, ovvero Carlo Nappi, meglio noto come ‘o Sparviero. Polverino entra in strettissimo contatto con i palazzinari di Marano, i Simeoli, con alcuni politici del territorio e stringe legami solidissimi con importanti malavitosi di Pozzuoli. Ha un potere enorme e decide su tutto in assenza del “Barone”: appalti, costruzioni e molto altro. Emblematico è il caso dell’Ipercoop di Quarto, il cui affare è gestito con i “flegrei” Perrone, Imbriani e Paragliola.

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews

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