Ai più, ai non addetti ai lavori e forse persino agli addetti, è sfuggito un fatto di non poco conto nell’ambito del mondo pentastellato di Marano: la rottura tra uno dei fondatori del meet up, Pasquale Saggese, e il resto del gruppo cittadino.
E’ una rottura che si è consumata nell’arco degli ultimi mesi e che trae origine da una serie di vicende. Saggese, che ci ha spiegato di voler proseguire nel suo impegno a sostegno del movimento ma soltanto (per ora) sul fronte nazionale e di aver chiuso con il gruppo di Marano, ha esternato il suo disappunto anche attraverso diversi post pubblicati sulla sua pagina Facebook.
Ma cosa è accaduto? Qual è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, tanto da indurre un esponente storico del Movimento di Marano, colui che si era avvicinato alla causa “grillina” nel lontano 2009, ad allontanarsi (politicamente) da alcuni suoi compagni ed alleati, in primis Andrea Caso?
Le ragioni sarebbero diverse. Saggese non ha gradito il comportamento di alcuni attivisti del territorio, che si sarebbero dichiarati indisponibili a candidarsi per le future elezioni comunali e che invece, secondo il suo racconto, si sarebbero fatti in quattro per gettarsi nell’agone delle parlamentarie. In otto hanno inoltrato la domanda: Andrea Caso, Aniello Cerullo, Pino Monsurrò, Candida Vorzillo, Mario De Magistris, Domenico Galardo, Giuseppe Capretto e Salvatore Acitorio. Un record, insomma, considerando il numero degli attivisti locali.
Ma le incomprensione erano esplose già prima, quando il Meet up locale, in alcuni casi “sfruculiato” anche dal nostro giornale, decise di aprire un dialogo con l’ex prefetto Reppucci, a lungo sostenuto nonostante gli evidenti errori commessi. Errori e situazioni anomale che hanno poi indotto i vertici del Ministero a suggerirgli di ritirarsi in buon ordine. Saggese non gradì nemmeno quell’atteggiamento di eccessiva accondiscendenza verso l’ex prefetto, così come manifestò perplessità quando il meet up locale, nel 2013, puntò sull’ex Pd Rodolfo Visconti, indicato come candidato sindaco. Una scelta che costò carissima: il Movimento Cinque Stelle, infatti, dovette (per decisione dei vertici nazionali) rinunciare alla competizione comunale.
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