Misso-Mallardo, insulti sui social dopo l’arresto di Emiliano Zapata Misso

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A leggere quelle parole sembra quasi una dichiarazione di guerra. Parole pesantissime postate su Facebook. Che finiscono adesso sotto i riflettori degli investigatori: perché resta da capire chi dice cosa. E chi ci mette la faccia davvero, mentre in molti usano la Rete e i social come lo specchietto per le allodole. Tra falsi e autentici profili.
Ricapitoliamo. Tutto ha inizio sabato notte, quando dalla Polizia di Stato viene arrestato Emiliano Zapata Misso, uno degli «eredi» di un clan di camorra ormai in rotta, la stessa cosca malvagia che per almeno un decennio ha dettato la sua legge nel Rione Sanità. Per Misso junior – già protagonista di procedimenti giudiziari per fatti gravissimi, poi pentitosi e successivamente tornato a vivere ai domiciliari nel capoluogo campano – si riaprono le celle delle patrie galere: in casa gli agenti della Questura trovano quattro bottiglie molotov e una pistola giocattolo armata a salve.
Basta questo. Ed è sufficiente una notizia pubblicata sulla pagina online del «Mattino» a scatenare un nuovo inferno, fatto di parole di minacce.

Protagonisti di questa singolar tenzone mediatica diventano così, ieri, tal Giuseppe Misso e tale “Ciccio Mallardo”. Giuseppe, meglio noto come «Peppe o chiatto» negli ambienti della malavita organizzata – si scambia con soggetti che invece, a quanto pare, si celano dietro falsi profili. Ce ne sarebbero almeno tre falsi.

Tale «Ciccio Mallardo» apre le danze: insultando pesantemente la famiglia Misso. Chi si celi effettivamente dietro tale nickname è ancora difficile a dirsi. Se sia veramente uno degli «epigoni» della famiglia di criminali giuglianesi, o piuttosto qualcuno che utilizza il loro cognome di peso nel panorama di malfattori di Napoli e provincia. Parole irripetibili, che non riportiamo. Come non riporteremo quelle di risposta di Giuseppe Misso jr, fratello di Emiliano Zapata arrestato domenica sera perché trovato dalla Polizia di Stato in possesso di quattro bottiglie molotov pronte per l’uso.

Resta, sullo sfondo, uno scenario torbido. Impregnato di oscuri insulti e minacce di guerra criminale e assassina. Segnali inquietanti che dimostrano quante e quali incrostazioni malefiche intossicano ancora il tessuto di una città che tenta di dire «no» alla camorra. Il resto, se possibile, lo diranno – e ce lo auguriamo – le indagini di polizia, carabinieri e Procura.

Il Mattino

 

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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