Insigne costretto a fare il terzino, Verratti in balìa delle onde, la notte della disfatta targata Ventura

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Non è semplice ragionare lucidamente dopo un k.o. tanto netto nel gioco e nel punteggio come il 3-0 per la Spagna al Bernabeu: la tentazione, in questi casi, è sempre quella di buttare a mare tutto, compresi i progetti a medio-lunga scadenza. Proprio ciò che Gian Piero Ventura vuole evitare. Sbollita la delusione per il primo posto nel girone che se ne va, allora, è il caso di ragionare fin d’ora su cosa non ha funzionato a Madrid.

Un tecnico navigato come Ventura (da stasera il più anziano c.t. azzurro, sia detto solo per valorizzarne l’esperienza) sa bene che il parafulmine dopo le sconfitte è ruolo che tocca agli allenatori. Puntare sul 4-2-4, dopo l’infortunio di Chiellini alla vigilia, è stata una scelta coraggiosa. Non presuntuosa: di personalità. Ma non ha pagato neanche un po’. Ha messo a nudo limiti di maturità, tecnica e organizzazione a cui gli azzurri non ci avevano abituato. Semmai, ha stupito l’utilizzo di Spinazzola: Coutinho e Mbappé hanno segnato in nazionale pur distratti dal mercato, è vero, ma il laterale sinistro di un 4-2-4 è un ruolo troppo delicato per affidarlo a un ragazzo in astinenza di minuti di campo. E stavolta non ci ha messo una pezza nemmeno Buffon, meno reattivo di altre volte sulla punizione di Isco.

Sul lato destro d’attacco, la Spagna con Carvajal e Asensio ha sfondato più volte, anche perché davanti a Spinazzola c’era un Lorenzo Insigne davvero poco a suo agio in posizione così allargata. La stellina del Napoli non ha difeso e non ha creato pericoli a De Gea: acclamato a furor di popolo dai tifosi italiani nei giorni che hanno preceduto il match, ha steccato su un palcoscenico in cui aveva segnato un gol pazzesco in Champions contro il Real Madrid. Non è stato l’unico ad andar male, né forse il peggiore, ma anche lui paga il prezzo dei giocatori di talento: quando non illuminano la scena, la loro assenza si nota il doppio.
E dunque ci tocca parlare anche dell’altro elemento dotato di tasso tecnico superiore, Marco Verratti. Col solo De Rossi accanto, il regista del Psg è stato travolto dall’onda rossa: il “sombrero” di Isco che lo scavalca a centrocampo e il tunnel subito dallo stesso fenomeno sono la fotografia impietosa della sua serata. Lui ci ha messo del suo, con un’ammonizione evitabile dopo appena 4 minuti di gioco, che ha compromesso in fretta quel poco di copertura che il suo gioco d’interdizione avrebbe potuto dare. Verratti è mancato in ordine, capacità di prendere in mano i ritmi di gara e leadership nel momento peggiore: archiviare la serata come un episodio non fa bene né alla sua crescita né alla Nazionale, che crede in lui per il futuro.
© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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