Nelle cento pagine dell’ordinanza sugli Amato-Pagano e il ruolo assunto da imprenditori e politici, tra cui Mario Moxedano e Gennaro Bove, si fa riferimento anche al periodo della latitanza trascorsa dal capoclan Cesarino Pagano e da altri big della fazione criminale nel comune di Quarto, all’interno di appartamenti messi a disposizione dall’imprenditore edile Giuseppe Carputo, noto come “Zi Peppe”, uno degli 80 indagati. Si tratta di appartamenti ubicati in via Battistello Caracciolo, sequestrate dalla magistratura, all’interno dei quali – come raccontato dai collaboratori di giustizia – ci sarebbero stati anche degli incontri (dei pranzi) tra il boss degli Amato-Pagano e Giuseppe Polverino, al secolo ‘o Barone, leader dell’omonimo clan, radicato a Marano e Quarto.

Il pentito Carmine Cerrato: “Nel palazzo di Quarto ci sono stato nel 2009, dove ho trascorso il Natale da latitante unitamente a Cesare Pagano e alle nostre famiglie. In quell’occasione Pagano Carmine, detto Angioletto, mi disse che quelle palazzine erano state costruite dallo zio Cesare Pagano, ma che erano state rifinite solo due per consentire a noi di fare la latitanza. All’epoca era latitante anche Lucio Carriola, che stava però in un altro appartamento di Quarto. Mi sembra di ricordare che questo palazzo in origine era di proprietà di “Zio Peppe” o comunque aveva fatto da tramite tra il proprietario e Cesare Pagano”.

E ancora: “Giuseppe Carputo era perfettamente consapevole di chi fossimo, che eravamo latitanti, io e Cesare Pagano; inoltre questa persona ha incontrato, sempre a Quarto, anche Giuseppe Polverino di Marano. Della nostra condizione di latitanti ne parlavamo apertamente anche davanti a zio Peppe, il quale era di casa nei covi da me descritti”.

Anche il pentito Esposito Biagio conferma: “”Zi Peppe, durante la latitanza di Cesare, gli portava il vino e anche noi altri latitanti. Anche Zi Peppe ha procurato case, sempre nella zona di Quarto, a Cesare Pagano”.

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