Marano, con l’arrivo dei neo commissario dell’area industriale non si parla più. Eppure sono tanti i nodi da sciogliere: capannoni non a norma, lavori da eseguire ed eventuali revoche. Qual è la linea della triade?

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Area Pip, è tutto fermo (o quasi) dall’avvento della nuova triade commissariale al Comune. Il prefetto Reppucci, qualche giorno fa, è stato ricevuto dai magistrati che hanno disposto il sequestro dell’arteria d’accesso all’area industriale di via Migliaccio. I magistrati hanno concesso ulteriori due mesi al Comune per mettere in sicurezza l’area e effettuare i primi lavori nella zona ritenuta non collaudata. Non è ancora chiaro, però, quale sia l’entità dei lavori da effettuare, chi sosterrà quei costi (il Comune o i Cesaro?) e cosa sia stato scritto nella relazione preparata dall’ingegner Gianpaolino, incaricato dal Comune di Marano. L’unica certezza è che tutto quanto realizzato in quell’arteria (sono parole del tecnico indicato dal Comune) “è difforme dal progetto originario”. La prossima settimana l’ente si affiderà a una società esterna che dovrà relazionare sulle criticità dell’area Pip. Dopodiché, Gianpaolino dovrà stilare la relazione sui costi da sostenere e, dopo ancora, bisognerà bandire una gara per l’affidamento dei lavori.

Una gara che espleterà la Sua e che, come da prassi, non si chiuderà prima di tre o quattro mesi. Per questo lasso di tempo, insomma, di lavori veri e propri non se ne vedranno.

Nella giornata di ieri, invece, Reppucci ha incontrato anche gli imprenditori che rientravano a suo tempo nella lista degli aggiudicatari dei capannoni, che non hanno però sottoscritto l’atto finale di acquisto e che hanno in seguito denunciato (per truffa ed estorsione) i vertici della Cesaro Costruzioni: un gruppetto di persone che aveva già avviato dei contatti con il commissario Fico e che da tempo chiede all’Ente di revocare (per inadempienza contrattuale) la concessione agli imprenditori di Sant’Antimo. Un incontro interlocutorio, quello di ieri. Reppucci, da quanto si apprende, vuole attendere l’esito delle risultanze giudiziarie prima di adottare eventuali provvedimenti amministrativi.

Ma il Comune, al di là delle future decisioni della Procura di Napoli, ha l’obbligo di intervenire nel caso in cui dovesse essere riscontrata una conclamata inadempienza da parte del concessionario, ovvero la Iniziative industriali di Sant’Antimo, società di scopo dei Cesaro.

Il Comune è fermo, o quasi, insomma. Fermo sui lavori da effettuare, fermo sull’eventuale revoca della concessione (se ne era parlato durante la gestione Fico), fermo sullo sgombero o chiusura dei capannoni non a norma o che hanno mutato la propria destinazione d’uso. Almeno tre o quattro non sono in regola, ma l’iter non è ancora archiviato: qualcuno sta tentando di sanare la propria posizione, presentando nuove Scie o atti integrativi.

L’impressione è che, al di là delle relazioni tecniche, i fatti concreti non si vedranno a breve. I lavori partiranno tra qualche mese e gli interventi nei capannoni non sono ritenuti urgenti. Tra l’altro l’ente comunale è tuttora sprovvisto di un responsabile dell’area urbanistica. C’è una procedura concorsuale in itinere per individuare il sostituto della Cerotto.

 

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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